Campi rom a Roma, contro i roghi tossici arrivano microchip e telecamere

Campi rom a Roma, contro i roghi tossici arrivano microchip e telecamere
di Camilla Mozzetti
Domenica 19 Gennaio 2020, 12:21
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I divieti non bastano perché a Roma gli episodi dei roghi tossici, quelli che divampano dentro e nelle immediate vicinanze dei campi nomadi, restano una costante. E adesso il Campidoglio è pronto a istallare in sei insediamenti altrettanti dispositivi di videosorveglianza ma soprattutto “spie di calore” per poter così tempestivamente intervenire sugli incendi e limitare la proliferazione in aria di elevate quantità di agenti inquinanti, a partire dalle diossine. 
 
Da Castel Romano – dove soltanto qualche giorno fa nella discarica adiacente al campo sono andate a fuoco oltre 2 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati – fino all’insediamento di via Salviati, zona Tor Sapienza, in cui quotidianamente si dà fuoco a copertoni, pneumatici, vecchi mobili, elettrodomestici e quant’altro. I residenti sono esasperati: soltanto ieri pomeriggio una enorme nube di fumo tossico si è elevata dal campo. «Respiriamo giornalmente questo schifo», tuona il presidente del comitato di quartiere, Roberto Torre anche se dal Municipio alcuni consiglieri del Movimento cinque stelle sembrano non accorgersi del problema a tal punto da scrivere su Facebook: «È da un po’ di tempo che i cittadini di Tor Sapienza ritirano i loro panni profumati». A seguire, nell’elenco dei campi che rientrano nel piano e che vedranno – a fronte di un finanziamento di quasi 700 mila euro – l’arrivo di nuovi occhi elettronici e impianti di termorilevazione, c’è l’insediamento di Salone, quello di Casal Lombroso, il campo di Candoni e la Barbuta. 

Il piano rientra nel programma “Patto per la sicurezza urbana”, avrà una validità di 12 mesi e servirà a contrastare – come si legge nella determina comunale – «i roghi tossici dei villaggi della solidarietà». Quando gli impianti, sia le videocamere che le “spie di calore” entreranno in funzione, (ci vorranno ancora alcuni mesi) sarà previsto il collegamento con la sala “sistema Roma” della polizia locale, il “control center” di piazza da Verrazzano 7. Nel mentre cosa si fa? La polizia locale continua a monitorare con delle pattuglie ad hoc la situazione nei campi. Le vetture però restano quasi sempre all’esterno e sono deputate principalmente nelle ore diurne al controllo degli ingressi nei campi con l’obiettivo di fermare, ad esempio, i camion pieni di rifiuti o altro materiale che viene dato alle fiamme. Ma gli episodi non tendono a diminuire, al contrario. Pur in presenza dei controlli – nei mesi scorsi intorno ai campi più “sensibili” arrivò perfino l’esercito – i roghi tossici continuano a moltiplicarsi. Per non contare poi gli episodi negli insediamenti non tollerati su cui, ovviamente, non è previsto alcun controllo da parte dell’amministrazione capitolina. Perfino la magistratura si è interessata al fenomeno giacché, come accadde per un incendio al Collatino mesi fa a poca distanza dal campo di via Salviati, emerse anche un giro di smaltimento illegale di rifiuti: compravendita di immondizia da eliminare eludendo le regole sul corretto smaltimento, soprattutto degli ingombranti.
 
I dati sugli incendi nel 2019 hanno segnato una crescita rispetto all’anno precedente: più di 600 casi, con una media di 49 tra piccoli e medi incendi ogni mese. Per molti di questi è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco, per altri invece le fiamme che si sono alzate soprattutto nelle ore notturne sono scemate da sole all’arrivo di ogni alba per poi riprendere nuovamente la sera. Per far capire la vastità del fenomeno – che contribuisce secondo gli esperti ad elevare l’inquinamento atmosferico (poiché vengono rilasciate in aria diossine ma anche quantità elevate di Co2, acido cloridrico e solforico) – sono utili i dati raccolti nel 2017. Tre anni fa i roghi tossici dentro ai campi sono stati 489 (211 nel I semestre dell’anno e 278 nel II) con uno scarto di quasi 200 episodi sul 2018 e 2019. Ancor più basso il numero degli incendi che sono stati conteggiati nel 2016: 423, ovvero 66 in meno rispetto al 2017.

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