Cerciello, la madre a Elder intercettata in carcere: «Fai come Amanda Knox»

Cerciello, la madre a Elder intercettata in carcere: «Fai come Amanda Knox»
di Marco Carta
Venerdì 10 Luglio 2020, 00:05 - Ultimo agg. 10:06
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L’imbeccata è diretta: «Sai di questa Amanda Knox? Ha scritto un libro con un contratto di pubblicazione da quattro milioni di dollari». E' il cinque settembre del 2019. E Leah Elder incontra per la prima volta in carcere suo figlio Elder Finnegan Lee, sotto processo con l’amico Gabriel Natale Hjort per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso con undici coltellate il 26 luglio precedente. Elder sta male: «Sono così depresso, cazzo, senza speranza». E sua madre cerca di rassicurarlo. Prima gli consiglia di pensare a qualcosa di simbolico: «magari una tartaruga che hai incontrato in Thailandia». Poi inizia a parlargli di Amanda Knox, la ragazza assolta in via definitiva nel 2014 per l’omicidio di Meredith Kercher dopo aver trascorso 4 anni in carcere. Amanda è giovane, americana, di buona famiglia ed era stata accusata dell’omicidio. Proprio come Elder ha vissuto il carcere. Anche l’arma del delitto, un coltello, è la stessa.  

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L’ESEMPIO
E forse per questo la donna spera che la sua vicenda sia da ispirazione per il figlio. Magari per un nuovo bestseller che sistemi le casse di famiglia: «Ci sono modi per cercare di mantenerti più sereno. Sai di questa Amanda Knox, conosci un po’ quella storia? Fu rilasciata dal carcere dopo un paio di processi qui e alla fine ha scritto un libro, ha scritto un libro con un contratto di pubblicazione da quattro milioni di dollari». Il racconto di Leah entra nei dettagli: «I carcerati italiani le strappavano gli appunti, gli altri carcerati, per invidia, e lei li riscriveva. Così quando è uscita aveva materiale per un libro». Elder non sa di chi stia parlando: «Ma è stata accusata di?». E in poche parole Leah riassume il caso: «Aveva vissuto per un po’, a Perugia, era una studentessa americana che faceva uno scambio universitario, e aveva una coinquilina che era inglese, una ragazza. E poi - aggiunge Leah - era implicato un ragazzo, credo fosse italiano ma mi sembra fosse anche africano e dicono che erano tutti coinvolti in un una specie di ‘gioco sessuale’ andato male, con un coltello, e la ragazza inglese era stata accoltellata». Il messaggio è chiaro. Se Elder vuole farcela deve fare come Amanda, esorcizzando e, perché no, monetizzando il suo dolore: «la sua sopravvivenza è stata grazie alla scrittura di quel diario e che lei abbia trovato qualcosa per se stessa quando ha dovuto affrontare tutto. E lei ha fatto così, ed è sopravvissuta. E so che questo è probabilmente uno dei periodi peggiori perché è passato quasi un mese da quando sei qui».

 

 


I SOGNI
Nei due incontri in carcere, il 5 e il 6 settembre, c’è spazio per i sogni di infanzia: «Ti ricordi quando volevi fare il poliziotto?». E per le speranze: «Non so quando uscirò, forse intorno ai 25 anni». Più volte i toni del dialogo, la cui traduzione è stata al centro di una nuova perizia disposta dalla Corte d’Assise, si fanno drammatici: «Ho un album di fotografie tue che porto sempre con me e quella luce non era sparita dai tuoi occhi – finché non hai iniziato con la droga». Cocaina, Erba e Molly, una varietà di MDMA. La donna contesta al figlio l’abuso di stupefacenti: «Perché? Perché, perché, perché la droga? Perché? Perché? Perché?». Elder la rassicura: «Ho smesso con le droghe pesanti». E accusa Gabriel Natale Hjorth per l’acquisto della cocaina la notte dell’omicidio: «La voleva il mio amico. Io non la volevo. Non mi interessava». Nei suoi confronti, la stima è minima: «È scemo. Lo sanno tutti». L’unica preoccupazione per Elder sembra quella di tornare al più presto negli Stati Uniti, anche a costo di essere arruolato dai suprematisti bianchi in carcere: «Non mi importa della Fratellanza Ariana». Nelle parole del giovane non c’è spazio per il pentimento: «Sono venuto fin qui per cercare di essere una persona migliore. E ora sono il cattivo». L’omicidio del vicebrigadiere Cerciello sarebbe stata solo una fatalità: «quella notte, non è stata colpa mia. La mia vita è stata tutta una sfortuna», afferma Elder, che accusa nuovamente le forze dell’ordine: «A notte fonda, senza mostrare un distintivo, senza fare nulla per qualificarsi come poliziotto». Il giovane confida alla madre di voler cambiare generalità: «Pensavo a Xavier. È l’unica cosa che mi collega a questo caso: il nostro cognome». E immagina già nuove mete da visitare: «Forse in Russia, o in Germania. La Russia è fichissima. Sì, be’, di sicuro non viaggerò più con un coltello».

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