Colleferro e Palestrina, medici di base contro la Regione: «Ci date dieci dosi a settimana ciascuno: non prenderemo in giro i pazienti»

Un'operatrice attende i vaccini nell'area di Palestrina, Colleferro e Zagarolo
Un'operatrice attende i vaccini nell'area di Palestrina, Colleferro e Zagarolo
di Luigi Biagi
Sabato 27 Febbraio 2021, 23:27 - Ultimo agg. 2 Marzo, 16:30
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Tempi sempre più lunghi e incerti per le vaccinazioni contro il Coronavirus anche tra Colleferro e Palestrina. I medici di base ormai non ne fanno più mistero e lo hanno scritto: dalla Regione non arrivano abbastanza dosi per coprire tutte le esigenze. Da lunedì i dottori di migliaia di famiglie a sud di Roma inizieranno a somministrare i preparati britannici della Astrazeneca a chi ha tra i 18 e i 65 anni ma le dosi messe a disposizione dalla Asl Roma 5 saranno poche, pochissime. In questo modo una vaccinazione rapida e di massa contro il Covid sembra rimanere un miraggio. «Con sole dieci dosi a settimana per ogni medico di medicina generale non finiremo più», afferma, nero su bianco, Giuseppe Lanna, segretario provinciale di Roma del sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami). Prevedendo tempi lunghi, il sindacato ha chiesto alla Regione di acquistare più vaccini o di «farli produrre in Italia». Anche perché, con le attuali disponibilità, i dottori dovranno scegliere chi vaccinare subito e chi far attendere. E visto che l’attesa per le vaccinazioni è alta, lo Snami teme addirittura un «”assalto” agli studi medici».


Per questo ha chiesto a chi vuole sottoporsi al trattamento di aspettare la chiamata del proprio dottore. Nel territorio della Asl ci sono circa 500 mila persone e per ora ne sono state vaccinate poco più di 30 mila tra Carpineto Romano e Tivoli, passando per Artena, Valmontone e Zagarolo.

Gli altri 470 mila dovranno fare i conti con i vaccini disponibili. Quanto ci sarà da aspettare? «Basti pensare – ha detto Lanna – che ognuno dei 335 medici della Asl Roma 5 ha in media mille pazienti candidabili alla vaccinazione ma avrà solo dieci dosi a settimana. I medici dovranno scegliere a chi dare la precedenza e, salvo eccezioni, potrebbe prevalere il criterio anagrafico, visto che l’età avanzata - prosegue Lanna - è un fattore di rischio. Va ricordato che il vaccino Astrazeneca non è autorizzato per le persone che hanno più di 65 anni e per chi ha patologie che lo esporrebbero a rischio di complicanze».

La Asl ha fatto sapere che l’Astrazeneca verrà somministrato proprio a partire dalle persone che hanno 65 anni mentre per i pazienti “fragili” ci sarà una corsia differenziata. L’azienda ha affermato di procedere con la campagna vaccinale «a ritmi serrati» e ha avviato la distribuzione dei preparati Astrazeneca in vista dell’avvio fissato per il primo marzo. Per le persone con più di 80 anni e per coloro che sono considerati “fragili” per età o patologie, la Asl metterà a disposizione il vaccino americano Pfizer. Anche quest’altro preparato potrebbe essere somministrato dai medici di base: sindacati e azienda stanno cercando un accordo.

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