Coronavirus Roma, l'odissea di Giorgia: «Io, positiva al tampone ma dimenticata dalla Asl»

«Io, positiva al tampone ma dimenticata dalla Asl»
«Io, positiva al tampone ma dimenticata dalla Asl»
di Alessia Marani
Giovedì 3 Settembre 2020, 00:08 - Ultimo agg. 08:33
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Dimenticata. Decine di telefonate per avere una risposta, altrettante per ottenere di essere sottoposta a nuovi tamponi. L’odissea di Giorgia M., di professione traduttrice, romana di 33 anni, positiva al Covid, inizia quando il 13 agosto atterra all’aeroporto di Fiumicino di rientro da una vacanza in Spagna. Sull’aereo low cost viaggiano lei e la mamma («un incubo, nessuno con la mascherina, nessun controllo, nessuna attenzione», ricorda). E la Spagna in quel momento non è ancora “Paese a rischio” con obbligo del tampone al ritorno.

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Due giorni dopo, però, la disposizione della Regione Lazio entra in vigore e lei corre al Drive-in del Santa Maria della Pietà per eseguire il test, una lunga fila sotto il sole cocente con gli operatori sanitari anche loro quasi in “apnea” infilati nelle tute a 40 gradi. Il giorno dopo, il 16, una dottoressa la chiama per avvisarla che è positiva. Ma le dice di non preoccuparsi, che sarebbe stata seguita nei giorni successivi fino ai prossimi tamponi. Ma Giorgia racconta che non è stato così. «Quel medico mi disse di stare tranquilla, in isolamento a casa, che sarei stata monitorata costantemente e che dopo 10 giorni mi avrebbero fatto il secondo tampone - spiega - invece i giorni sono passati e nessuno si è fatto sentire.

Nel frattempo ho sviluppato i sintomi tipici del Covid, la febbre, la scomparsa del gusto e dell’olfatto e al tredicesimo giorno mi sono decisa a chiamare il mio medico di famiglia per farmi fare la ricetta per un nuovo tampone. Lui era meravigliato perché nessuno lo aveva informato del mio stato». Giorgia, dunque, si reca in autonomia nuovamente al Santa Maria della Pietà. «Quando chiedo al personale tempi e modi per effettuare il terzo tampone, la risposta è stata testuale: “Boh, io non lo so, non so che dirle”». Tornata a casa, Giorgia ha ricevuto una chiamata da parte della Asl 1, «nella quale si scusavano per non aver neanche ricevuto la segnalazione da parte della dottoressa che mi aveva dato la notizia del mio essere positiva al Covid-19». 

NUMERO VERDE
Secondo quanto riferito, «non risultavo nel database delle persone infette, rassicurandomi che nell’arco di uno o due giorni mi avrebbero chiamata per fornirmi l’esito del secondo tampone». Ma passano altri sei giorni. «Nessuna notizia da parte loro, invio email a cui non ricevo risposta, chiamo il numero verde regionale e anche loro mi dicono che hanno problemi di comunicazioni, faccio 27 telefonate, registrate, ma non riesco a parlare con nessuno... Infine, dopo due ore mi chiamano per dirmi che il secondo tampone è negativo e mi fissano il terzo che ho eseguito due giorni fa e sto aspettando ancora la risposta». Giorgia può lavorare da casa, «ma rimanere in isolamento così è dura». È convinta di avere contratto il Covid viaggiando in aereo «perché mia sorella e le mie cugine con cui sono stata insieme in Spagna sono negative, mentre mia madre è positiva». La mamma appena atterrata a Roma si era trasferita in Abruzzo, a Pescasseroli. «Lì ogni giorno riceveva una telefonata dalla Asl, mi rendo conto che Roma è molto più grande e i casi sono molti di più, però nessuno deve essere “dimenticato”». 

Va detto che proprio in concomitanza con il 15 agosto alla Asl Roma 1 si scatena una pioggia di positivi di rientro soprattutto dalla Sardegna. Paradossalmente gli operatori sanitari si ritrovano a dovere affrontare molti più casi che nel pieno della emergenza, quando i malati affluivano negli ospedali. In media una cinquantina di casi vengono diagnosticati ogni giorno, mentre nel corso del mese le persone in quarantena sono state 500 a cui si sono aggiunte altre 1000 persone in sorveglianza sanitaria. Un fronte anti-Covid in prima linea e, per certi versi, inaspettato che ha richiesto alla Asl Roma 1 un superlavoro. «Siamo dispiaciuti per quanto accaduto alla signora e ce ne scusiamo - fanno sapere - ci dispiace perché a fronte di una risposta rapida data dal sistema che ha individuato prontamente la sua positività mettendola correttamente in isolamento, è mancata una adeguata comunicazione con l’utente il quale ha comunque potuto tramite medico personale e numero verde accedere ai tamponi». 
 

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