Coronavirus a Roma, i netturbini sfruttano la psicosi: «Non puliamo nelle Chinatown»

Coronavirus a Roma, i netturbini sfruttano la psicosi: «Non puliamo nelle Chinatown»
di Lorenzo De Cicco
Lunedì 3 Febbraio 2020, 08:43 - Ultimo agg. 15:25
3 Minuti di Lettura

Un po' psicosi del virus - un po', probabilmente, nuovo espediente a cui ricorrere per schivare il turno - nelle chat dei netturbini dell'Ama la fobia del contagio si moltiplica, col rischio che la raccolta, già tormentata, abbia ulteriori affanni proprio nelle zone dove la comunità cinese di Roma è più radicata, dall'Esquilino al Prenestino. C'è addirittura chi non si presenta al lavoro: «Ci sono assenze per malattia e molti in ferie», annota un operatore nei messaggi interni. «In 8A (la zona di un turno, ndr) qualcuno ha timore di svolgere il servizio nella parte che dà su Via dell'Omo», altra area della Capitale puntellata di attività orientali, dai magazzini ai market. «Qualche timore - si legge ancora in chat - è stato manifestato dai colleghi dello sportello tariffa di Capo d'Africa», dove ogni giorno la gente si mette in coda per pagare le bollette della Tari.

L'amministratore unico dell'Ama, Stefano Zaghis, prova a frenare allarmismi e furbizie di chi addirittura cavalca la psicosi del contagio per restare a casa o in ufficio: «Sono in contatto diretto col commissario del governo per l'emergenza, Angelo Borrelli - spiega - Siamo pronti a mettere in campo tutte le misure adeguate a evitare qualsiasi rischio per gli operatori. Anche le Asl hanno escluso pericoli in questa fase. I contatti proseguiranno a 360 gradi», assicura il manager.

Del resto gli esperti sanitari hanno già chiarito le modalità con cui il virus si diffonde: con i contatti uomo-uomo. Addirittura sia l'autista che ha accompagnato in macchina la coppia di cinesi contagiati a Roma, sia i camerieri dell'hotel dove alloggiavano, sono tutti risultati negativi al test. Insomma, la notizia dovrebbe rassicurare. Ma tra gli addetti Ama, a quanto pare, non basta.

Coronavirus, un italiano ha la febbre e resta a Wuhan: bloccato prima di salire sull'aereo

Coronavirus, «Noi, cinesi d’Italia in autoquarantena per responsabilità»



LA LETTERA
Più d'uno lamenta la carenza di divise: «C'è gente che non ha nemmeno l'uniforme ordinaria», si legge sempre nelle chat. Anche i sindacati si mettono in scia. Alcune sigle hanno scritto proprio all'ad Zaghis con lettere allarmate. «Alla luce degli eventi relativi al Coronavirus vorremmo capire come stiamo affrontando questo fenomeno sempre più diffuso sia in termini di psicosi che di allarmismo tra la comunità aziendale», ha scritto Alessandro Bonfigli, coordinatore regionale della Uiltrasporti. Che menziona le preoccupazioni di chi è «a contatto con i rifiuti all'Esquilino», per chiedere «se c'è disponibilità di presidi sanitari e mascherine nelle nostre scorte». Per la Uil, «dare subito indicazioni» servirebbe a evitare che «qualcuno cavalchi l'onda della psicosi». Onda che, a quanto pare, s'è già sollevata parecchio, mentre ci si augura che episodi così servano a debellare le sacche d'inefficienza ancora presenti all'Ama.

© RIPRODUZIONE RISERVATA