Incidente corso Francia, sconto in appello per Pietro Genovese che travolse e uccise Gaia e Camilla, obbligo di dimora

Incidente corso Francia, sconto in appello per Pietro Genovese che travolse e uccise Gaia e Camilla, obbligo di dimora
Giovedì 8 Luglio 2021, 17:04 - Ultimo agg. 9 Luglio, 00:24
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Sconto della pena per Pietro Genovese, il ventenne romano che investì e uccise due ragazze di 16 anni la notte del 21 dicembre del 2019 in Corso Francia, ha concordato in appello una condanna a 5 anni e quattro mesi. Nei suoi confronti l'accusa è di omicidio stradale plurimo. In primo grado, nel dicembre scorso, l'imputato era stato condannato ad 8 anni al termine di un processo svolto con il rito abbreviato. I giudici hanno ratificato l'accordo tra difesa e procura generale e ciò chiude la vicenda giudiziaria rendendo definitiva la pena inflitta.

Pietro Genovese, figlio del regista Paolo, era stato condannato in primo grado a  8 anni di reclusione per omicidio stradale plurimo. Questa la decisione del gup Gaspare Sturzo.

Il magistrato aveva inflitto una pena più severa rispetto a quanto richiesto dal pm Roberto Felici nella sua requisitoria, 5 anni di carcere.

Il giovane alla guida del suo suv investì e uccise Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, due ragazze di 16 anni mentre attraversavano Corso Francia, a Roma, nella notte tra il 21 e il 22 dicembre dello scorso anno. Il processo di primo grado è stato celebrato in abbreviato, un rito che prevede lo sconto di un terzo della pena.

La sentenza

Nel procedimento non comparivano più come parte civile le famiglie delle due ragazza in quanto hanno ottenuto il risarcimento. «Abbiamo sempre voluto la verità e quella è rimasta. La colpa è solo del ragazzo, l'entità della pena non ci interessa, riguarda la coscienza dei giudici», ha commentato la madre di Camilla riferendosi alle tante ricostruzioni che tentarono, in fase di indagine, di disegnare un comportamento incauto da parte delle due studentesse che stavano rincasando sotto la pioggia.

Nelle motivazioni della sentenza di primo grado il gup Gaspare Sturzo aveva ricostruito quanto avvenuto quella tragica notte a Corso Francia quando Gaia e Camilla, di ritorno a casa da una serata per festeggiare l'inizio delle vacanze di Natale, furono falciate dall'auto di Genovese impegnato, sostenne il giudice, in una gara di sorpassi.

Le due studentesse non avevano fatto nessun azzardo né la loro condotta aveva messo a repentaglio la loro incolumità: stavano infatti attraversando sulle strisce, dopo che il semaforo pedonale era diventato verde. Un comportamento irreprensibile che però non fu sufficiente a salvarle dalla morte, dal violento impatto con l'auto guidata da Genovese che le ha centrate uccidendole sul colpo.

Il gup nella prima sentenza infatti definiva «assai elevato il grado di colpa dell'imputato, sotto il profilo del quantum di evitabilità dell'evento, essendo l'incidente frutto anche di una negligente scelta di mettersi alla guida dopo aver fatto uso di alcol, pur sapendo che era obbligato a non bere qualora avesse voluto condurre un'auto, secondo la sua età e per il tempo in cui aveva preso la patente».

Perizie e accertamenti, ratificati dal dibattimento processuale, evidenziarono che il ventenne investì le due ragazze mentre erano «sulle strisce pedonali, nel tratto della terza corsia di sinistra di Corso Francia, e dopo che queste avevano iniziato l'attraversamento con il verde pedonale ma si erano fermate per aver notato alla loro sinistra provenire dal precedente semaforo ad alta velocità tre auto impegnate, di fatto in una gara di sorpassi, che non accennavano a rallentare».

Il giudice infatti sostiene nella sentenza di primo grado che l'imputato, prima del tragico impatto, aveva «effettuato una serie di sorpassi utilizzando al contempo un cellulare con cui mandava messaggi; superando il limite di velocità in ora notturna; iniziando un ultimo sorpasso di un'auto che aveva cominciato a frenare e, poi, si era fermata». Un sorpasso terminato in una tragedia.

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