Incidente Corso Francia, Pietro Genovese agli arresti domiciliari. A bordo del suv anche due amici dell'investitore

Incidente Corso Francia, arrestato Pietro Genovese: è ai domiciliari
Incidente Corso Francia, arrestato Pietro Genovese: è ai domiciliari
di Michela Allegri e Alessia Marani
Giovedì 26 Dicembre 2019, 18:17 - Ultimo agg. 29 Dicembre, 16:41
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Pietro Genovese è stato arrestato: il figlio del regista si trova adesso ai domiciliari. Probabilmente quella notte non aveva assunto droghe, ma aveva un tasso alcolemico alto e correva. Pietro Genovese non era da solo in macchina quando sabato notte ha investito su Corso Francia le sedicenni Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann

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Nella Renault Koleos guidata dal ventenne figlio del regista Paolo, poco dopo la mezzanotte, c’erano due amici del ragazzo, Davide A., accanto a lui, sul lato passeggero, ed Edoardo Tommaso L. F., seduto sul sedile posteriore. Non è ancora chiaro se siano stati proprio loro a convincere Pietro, sotto choc, a tornare indietro subito dopo l’impatto, una volta che l’auto si era fermata a circa duecentocinquanta metri di distanza dal luogo dell’incidente, sulla rampa di accesso a via del Foro Italico, direzione piazzale Clodio. O se invece avrebbero cercato di spingerlo a fuggire. Da ieri, comunque, Genovese è agli arresti domiciliari. L’accusa è omicidio stradale duplice: guidando troppo veloce, di notte, sotto la pioggia, con la mente annebbiata dall’alcol, ha travolto le due ragazzine che stavano attraversando Corso Francia e che erano passate con il semaforo rosso.

Il gip Bernadette Nicotra esclude però l’aggravante contestata dalla procura: quella di avere guidato in stato di alterazione da stupefacenti. Nel sangue di Genovese sono state trovate tracce di cocaina e di oppiacei, ma non è possibile stabilire quanto tempo prima siano state assunte le sostanze. E subito dopo l’incidente il giovane era sconvolto, ma non sembrava stordito, tanto che gli agenti della municipale hanno annotato a verbale che aveva solo «un alito vinoso». Nonostante Camilla e Gaia abbiano avuto una condotta «incautamente spericolata» e «vietata» – hanno attraversato quella strada pericolosa con il rosso, scavalcando il guard-rail -, come specifica il gip, la responsabilità di Genovese è stata pesante e ad aggravare la sua posizione ci sono diversi precedenti amministrativi e il rischio di recidiva.
 
 

Per il giudice, infatti, c’è un «concreto pericolo di reiterazione della condotta criminosa». Un passaggio dell’ordinanza che fa discutere, visto che Genovese è sempre rimasto a casa, provato dall’incidente, e non avrebbe avuto nessuna intenzione di rimettersi al volante dopo lo choc. Il ragazzo, comunque, è stato segnalato due volte, l’1 agosto 2016 e il 16 gennaio 2017, per stupefacenti. E, nonostante abbia solo 20 anni, la patente gli era già stata ritirata una volta. Ma non è tutto. Perché dalle indagini è emerso che al giovane erano stati decurtati punti per 4 volte tra il maggio 2018 e il maggio 2019: è passato in due occasioni con il semaforo rosso e ha commesso altre infrazioni. Dati che - secondo il gip - dimostrerebbero come sia «solito condurre veicoli dopo avere assunto sostanze alcoliche, se non anche stupefacenti, e non rispettare le norme». Il giudice scrive che le precedenti contestazioni non hanno avuto nessun effetto deterrente: «Si è messo alla guida dell’autovettura nonostante avesse assunto bevande alcoliche», circostanza che dimostra «noncuranza, se non addirittura disprezzo verso i provvedimenti e i moniti dell’autorità amministrativa o di pubblica sicurezza». Una personalità che, per il gip, fa pensare che il giovane «non si scoraggi dall’usare comunque l’automobile». 

Stamattina intanto, alle 10.30 alla parrocchia del Preziosissimo Sangue, in via Flaminia Vecchia, si terranno i funerali delle due 16enni.
 

«OSTACOLO PREVEDIBILE»
L’incidente di sabato notte, forse, si sarebbe potuto evitare. Anche se le sedicenni hanno agito in modo imprudente, «contribuendo alla causazione del sinistro», si legge nell’ordinanza, il giovane non è stato in grado di evitare un ostacolo che, almeno secondo il gip era «prevedibile», pur essendo le ragazze sbucate dal nulla in mezzo alla carreggiata. La zona di Corso Francia, infatti, è piena di case e di locali, ha una «illuminazione colposamente insufficiente» e, soprattutto il sabato notte, le strade sono piene di gente e di auto. Se Genovese fosse stato sobrio, sempre secondo il gip, probabilmente avrebbe potuto «meglio controllare il veicolo mettendo in atto manovre di emergenza per arrestarlo». Il suv che guidava era «una vettura enorme» che, per la velocità elevata, si è trasformato in un’arma mortale, che il ragazzo ha maneggiato senza «dovuta diligenza e comune prudenza». Considerazioni, queste, che tengono in scarsa considerazione almeno una testimonianza; quella di un automobilista che ha visto l’incidente dalla prospettiva di chi proveniva dal senso di marcia contrario e che ha fatto in tempo a notare la disperata frenata di Genovese «con il muso della macchina che si abbassava verso l’asfalto». Nei prossimi giorni, Genovese, assistito dall’avvocato Gianluca Tognozzi, sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia. Per ora, nessun commento: «Oggi ci sono i funerali di due ragazze di 16 anni e da ieri un ragazzo di 20 anni è ai domiciliari, non credo ci sia altro da aggiungere oltre al dolore», ha dichiarato il legale.​

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