Covid Roma, il medico in pensione torna in corsia a 70 anni: «Non sono un eroe, solo un dottore»

Covid Roma, il medico in pensione torna in corsia a 70 anni: «Non sono un eroe, solo un dottore»
di Flaminia Savelli
Sabato 31 Ottobre 2020, 10:54 - Ultimo agg. 15:58
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«Torno in servizio perché c'è bisogno del mio aiuto. L'ho sempre fatto, anche in passato. Sono stato già a Piacenza per 21 giorni durante la prima ondata. Mi sono fatto avanti anche per Napoli, però non richiedevano la mia specializzazione. Ora qui a Roma, spero di poter dare il mio contributo. Ma non mi sento un eroe, sono solo un dottore. Meglio, un anestesista».

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Giovanni de Francisci, ha compiuto 70 anni a luglio. In pensione da 5 anni, ha lavorato al policlinico Gemelli. Nella sua lunga carriera di anestesista, ha esercitato nelle missioni umanitarie in Pakistan e Costa d'Avorio. Già volontario nella prima ondata della pandemia, oggi torna in servizio a Roma.
Come affronterà questo nuovo incarico?
«Il mio scopo è essere utile in casi di emergenza. A Piacenza dopo un primo periodo in corsia, ho prestato servizio nelle Uscar, le unità mobili. Insieme ai colleghi ci siamo compensati per le rispettive competenze ed è stata un'esperienza forte e molto intensa. Qui a Roma sono pronto ad andare ovunque sia necessario. Mi ero offerto anche per Napoli ma non cercavano anestesisti, non sono andato. In questo momento così delicato e difficile, c'è davvero bisogno di tutti. Con un impegno che però deve essere mirato»
La situazione negli ospedali della città in questo momento è molto complessa. Cosa teme?
«Ho maturato una grande esperienza durante le mie missioni e proprio perché la situazione è complessa, sento il dovere di mettermi al servizio dei malati e dei colleghi che da giorni lavorano senza sosta in corsia. Stiamo affrontando un grande prova e non dobbiamo tirarci indietro. Se un medico è nelle condizioni di lavorare, con le giuste precauzioni, può rientrare »
Molti suoi colleghi però non si sono fatti avanti anche per la paura di essere contagiati...
«Lo capisco. Però siamo prima di tutto medici e quindi dobbiamo essere pronti. Se un dottore, anche di una certa età è in buona salute, non corre rischi. Ora sappiamo come proteggerci dal virus e come tutelarci. A Piacenza ho lavorato a stretto contatto con i malati di Covid ma non ho contratto la malattia. I pazienti hanno bisogno del nostro aiuto e non possiamo tirarci indietro».
 

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