Movida Roma, Vaia (Spallanzani): «Così rischiamo nuovi divieti, pochi irresponsabili minano le riaperture»

Movida Roma, Vaia (Spallanzani): «Così rischiamo nuovi divieti, pochi irresponsabili minano le riaperture»
di Lorenzo De Cicco
Giovedì 3 Giugno 2021, 00:04
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«Sono un aperturista convinto», dice in premessa Francesco Vaia, il direttore sanitario dell’istituto Spallanzani. «Ma guardo con terrore a chi si approfitta proprio delle aperture».

Con terrore? «Sì, perché è con questi comportamenti irresponsabili che rischiamo di tornare indietro, ai divieti più severi che abbiamo alle spalle».

Dopo le bombe carta contro i vigili, le bottiglie scagliate ai poliziotti, sempre durante il coprifuoco. La movida sta sfuggendo di mano?
«Dico una cosa: i giovani sono più maturi di come qualcuno li vuole dipingere, non dobbiamo avere paura di dar loro fiducia.

Questo però non significa ignorare alcune minoranze molto rumorose, che si cimentano in azioni assolutamente da condannare. Per due motivi. Il primo: sono azioni violente e scomposte. Il secondo: mettono a serio rischio una politica sanitaria che invece è diventata un modello per l’Europa. Dobbiamo aprire gradualmente, serve una visione premiale, riconquisteremo spazi maggiori di libertà solo vaccinandoci di più ma anche rispettando le regole».



Il vaccino da solo non basta?
«Non in questa fase. Intendiamoci, i vaccini sono uno strumento indispensabile, ma non ancora sufficiente. Se li inquadriamo in un’ottica taumaturgica commettiamo un errore. Poi è ovvio, il vaccino è fondamentale e strategico, vediamo i dati dei contagi: allo Spallanzani oggi abbiamo 60 ricoverati, quasi come prima della pandemia. Ma dobbiamo evitare azioni irresponsabili di gruppi sparuti. Servono controlli severi e serrati».

A proposito di controlli serrati... un coprifuoco con una sorveglianza così blanda ha senso?
«Non mi incaponisco sugli orari, che siano le 22, le 23 o mezzanotte. Il punto è che chi si occupa dell’ordine pubblico deve far rispettare le regole, servono azioni incisive. Bisogna superare il lassismo, contro gli irresponsabili, anche perché la maggior parte dei ragazzi si sta comportando bene. Ci sarà lo spazio per altre aperture. Uno studio dello Sheba Hospital di Tel Aviv dice che con il 60% dei vaccinati ci si può permettere una festa all’aperto».

A luglio si potrà tornare in discoteca?
«Le discoteche all’aperto sì, possono aprire. Qualche collega ha detto: però tra i ragazzi niente baci. Ma è una sciocchezza, se tra i giovani c’è auto-disciplina, se fanno regolarmente i tamponi o se sono vaccinati, se stanno attenti, perché no?»

Al ristorante resta il limite delle 4 persone a tavola. Il tema ha diviso il governo. Lei è d’accordo?
«Se sono tutti vaccinati e sono congiunti si può anche andare oltre i 4 posti a tavola. Se invece non sono tutti vaccinati, può diventare un problema. Sulle mascherine tra una portata e l’altra credo serva realismo: se un ambiente è ben arieggiato, con tavoli distanziati, si può anche togliere la mascherina senza rimetterla ogni volta, non ha senso. L’importante è tenere le distanze. Vale anche per gli ombrelloni in spiaggia. Il controllo è indispensabile contro le furberie. È evidente che qualcuno vuole recuperare gli incassi perduti, ma non si può fare in 15 giorni».

L’11 giugno a Roma partono gli Europei di calcio. In piazza si vedono i primi maxi-schermi. Teme gli assembramenti?
«Guardi, sono consulente della Figc e per gli Europei, lo Spallanzani sarà l’ospedale di riferimento. Bisogna evitare la calca e visto che, siamo onesti, questo può accadere, questi eventi vanno presidiati bene. Le forze dell’ordine sono ben disposte, ma c’è un problema di organici, su cui bisogna investire nel medio periodo. Nell’immediato, prima di entrare in piazza davanti ai maxi-schermi bisognerebbe esibire il green pass. Entra chi è vaccinato o ha fatto il test, come allo stadio. Non è la festa dell’Inter, questi sono eventi organizzati».

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