Diabolik, “Er Miliardero” smentisce: «Non dovevamo incontrarci»

Diabolik, “Er Miliardero” smentisce: «Non dovevamo incontrarci»
di Giuseppe Scarpa
Domenica 27 Ottobre 2019, 11:25 - Ultimo agg. 14:19
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«Non dovevo vedere Fabrizio Piscitelli». Il narcotrafficante Alessandro Capriotti, 48 anni, soprannominato “Er Miliardero” giura di non aver fissato nessun incontro con Diabolik al parco degli Acquedotti il 7 agosto scorso. Giorno in cui il capo degli Irriducibili è stato freddato con un colpo alla nuca. Lo ha affermato lo stesso 48enne di fronte agli agenti della Squadra Mobile che venerdì lo hanno sentito a sommarie informazioni. Nessuna iscrizione nel registro degli indagati perciò. Ma il radar degli inquirenti è comunque su Capriotti. Ma non solo. Diabolik, infatti, aveva appuntamento con altre due persone.

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Sempre al parco degli Acquedotti, eletto da Piscitelli, a suo personale ufficio. Una location, evidentemente, maggiormente apprezzata dall’ultras per evitare di essere ascoltato da orecchie indiscrete, come le cimici delle forze dell’ordine. Conversazioni con altri narcos che non era il caso di fare, evidentemente, via cellulare o tra le quattro mure di una casa. Una precauzione che, tuttavia, non ha garantito a Piscitelli di evitare l’agguato di un killer.
 



Di certo Er Miliardero e Diabolik si conoscevano. Questo Capriotti non lo ha negato. Pochi anni di differenza tra i due, 48 anni il primo e 53 il secondo. Entrambi vivevano a Grottaferrata e alle spalle avevano incassato delle condanne legate agli stupefacenti. Comprese delle misure di prevenzione, poi in parte revocate, relative a dei patrimoni smisurati - da milioni di euro - rispetto alle entrate economiche ufficiali. Non condividevano di certo la fede calcistica, romanista uno, ultras laziale l’altro. Dati anche questi elementi sul personaggio, rimane elevata l’attenzione del pm Nadia Plastina e del capo della sezione omicidi della Mobile, Andrea di Giannantonio.
Capriotti vanta disponibilità tali da essersi guadagnato il soprannome Er Miliardero. Il 24 giugno del 2009 la scure della divisione anticrimine della questura si era abbattuta sui suoi beni (compreso il suo socio in affari) con un sequestro da oltre quattro milioni di euro. Proprietà che, in gran parte, erano poi rientrate nella disponibilità dei due dopo una successiva decisione dei giudici. Irrevocabile era stata la condanna che Er Miliardero aveva incassato, per spaccio internazionale, e che sta ancora finendo di scontare ai domiciliari. Una pena che nell’ultimo periodo si è attenuata. Il pomeriggio gode di alcune ore libere. 
L’ultima grana giudiziaria, che lo vede oggi imputato, è per bancarotta. Dall’indagine era emerso un ruolo di primo piano di Capriotti al fianco di Er Nasca, Vittorio Di Gangi legato in passato alla Banda della Magliana. Ma il nome di Capriotti spunta anche in merito ad un giallo. La scomparsa, nell’ottobre del 2009, del faccendiere Alfredo Guagnelli. Gli inquirenti, nel marzo del 2015, ascoltarono Er Miliardero che aveva confermato di aver conosciuto il faccendiere, ma aveva negato legami di tipo economico. «Il nostro assistito ribadisce l’assoluta estraneità ai fatti legati alla morte di Piscitelli», sottolineano i legali di Capriotti, Cesare Placanica e Daniele Fiorino.

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