Roma travolto e ucciso in scooter: spunta il giallo dei soccorsi. L'investitore non li chiamò

Roma, travolto e ucciso in scooter: spunta il giallo dei soccorsi. L'investitore non chiamò i soccorsi
Roma, travolto e ucciso in scooter: spunta il giallo dei soccorsi. L'investitore non chiamò i soccorsi
di Michela Allegri e Alessia Marani
Lunedì 25 Gennaio 2021, 00:23 - Ultimo agg. 00:32
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Ha investito Emanuele Lenzoni, si è fermato, è sceso dal pullman che guidava e poi è ripartito. Nel frattempo, sarebbe arrivato un secondo autobus, il cui conducente sarebbe sceso a prestare soccorso. Sarebbe stato lui a chiamare l’ambulanza, e non il primo autista, che è stato indagato per omicidio stradale e adesso rischia anche di dovere rispondere di omissione di soccorso. Quello della telefonata, però, almeno per il momento, resta un giallo. Secondo la prima ricostruzione fatta dagli investigatori, l’indagato si sarebbe fermato a prestare soccorso e, insieme a un secondo autista arrivato sul posto poco dopo, avrebbe chiamato il 118, riprendendo la corsa prima dell’arrivo dell’ambulanza perché era in ritardo sul turno di servizio. 

 

Ma il video registrato dalle telecamere di sorveglianza della stazione puntate sulla Tiburtina e acquisite dai vigili del IV Gruppo potrebbe raccontare una storia diversa.

I fotogrammi non sono nitidi, ma sembra che il conducente, 58 anni, se ne sia andato senza effettuare nessuna telefonata. Che l’altro conducente, di un’altra ditta, sia sopraggiunto successivamente. Saranno quindi fondamentali le analisi di tabulati e celle telefoniche per stabilire con precisione gli orari. Un dettaglio non da poco e che rischia di appesantire parecchio la posizione dell’indagato. 

L’AUTOPSIA

I primi risultati dell’autopsia sono chiari: sul corpo di Emanuele ci sono segni chiari di schiacciamento - «snocciolamento cranico», sostiene addirittura il medico legale nominato dai familiari della vittima - lasciati, probabilmente, da un mezzo con pneumatici alti, compatibile con quello guidato dall’indagato, autista di un mezzo gt di una linea di trasporto regionale di una società privata. È difficilissimo pensare che il conducente, sceso a controllare, non si sia accorto di avere travolto e ucciso una persona. E la sua fuga spiegherebbe anche perché, all’arrivo di ambulanza e vigili, nessuno abbia parlato dell’incidente. Sul punto, saranno fondamentali i risultati degli accertamenti disposti dal pm Eugenio Albamonte, che nei prossimi giorni ascolterà di nuovo alcune testimonianze. Un altro dettaglio importante: essendosene andato, il conducente non è stato sottoposto nell’immediatezza dei fatti ai test per rilevare eventuali tracce di alcol e droghe.«Vogliamo la verità, mio marito era uscito per andare al lavoro me l’hanno ammazzato», dice la moglie di Emanuele, Irene, che non si spiega come un autista professionista possa essersi rimesso alla guida dopo avere travolto una persona, «è impossibile che non si fosse reso conto di averlo praticamente ucciso». Anche perché il casco del 38enne, padre di due gemellini di 4 anni e responsabile della Upim di Prati Fiscali, era completamente frantumato. E l’asfalto era ricoperto di sangue.

IL GHIACCIO

Gli inquirenti sono al lavoro anche per ricostruire la dinamica precisa dell’incidente. Per il momento dalle indagini è emerso che il pullman e lo scooter Sh di Lenzoni procedevano paralleli sul rettilineo sopraelevato che costeggia il piazzale della stazione di Ponte Mammolo. Il motorino avrebbe perso aderenza a causa del ghiaccio e sarebbe entrato in collisione con il mezzo pesante. Quella mattina, erano circa le 6.25, persino i primi soccorritori fecero fatica a camminare sull’asfalto per la gelata notturna, ampiamente prevista dall’allerta meteo. Eppure nessuno si era premunito di spargere il sale. Per cui non è escluso che a finire sul registro degli indagati non sarà anche chi è competente della sicurezza stradale in quel tratto di Tiburtina. 

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