Fase 2 Roma, 18 contagiati dopo un funerale, la famiglia: «Non ci siamo neppure abbracciati»

Fase 2 Roma, 18 contagiati dopo un funerale, la famiglia: «Non ci siamo neppure abbracciati»
di Pier Paolo Filippi e Raffaella Troili
Lunedì 18 Maggio 2020, 07:22 - Ultimo agg. 13:22
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Il bollettino della Regione parla chiaro: cluster familiare dovuto alla partecipazione a un funerale. Risultato, su 24 presenti, 18 contagiati, appartenenti a quattro nuclei familiari ora in isolamento, adulti e bambini, tutti positivi. E un'area a nord di Roma che è praticamente una piccola zona rossa con i volontari della Croce rossa che portano alle famiglie in quarantena gli approvvigionamenti. Siamo nel Municipio XV, quattro villette una attaccata all'altra a Roma nord, riunite in un unico comprensorio in aperta campagna tra Prima Porta, Santa Cornelia e Valle Muricana, che adesso è diventato una mini zona rossa che rientra nella Asl Roma 1.
Tutta colpa di un funerale trapela dalla Regione, «del nonno, il più anziano, deceduto per Covid e altre complicanze». L'uomo era in casa e si ipotizza che durante la degenza qualcuno possa esser rimasto contagiato e che al funerale tra abbracci e pianti non si siano mantenute le distanze e sia avvenuto il maxi contagio.

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L'ALTRA VERSIONE
Ma la famiglia non accetta questa versione. «Il funerale non c'entra niente, non siamo degli irresponsabili che si abbracciano e si baciano e non capiamo perché la Regione Lazio abbia dato questa informazione». Vittorio (il nome è di fantasia), l'anziano capofamiglia, non ha molta voglia di parlare di quanto è accaduto. Da ieri, la sua famiglia e quelle dei suoi tre figli sono in isolamento all'interno delle loro abitazioni a Roma Nord. Le quattro villette una attaccata all'altra. Diciotto componenti delle quattro famiglie sono risultati positivi, sottoposti alle misure di controllo e sorveglianza sanitaria dalla Asl Roma 1. Due settimane fa i quattro nuclei familiari erano stati autorizzati a partecipare al funerale di un parente che a sentir loro è deceduto «per patologie non riconducibili al covid-19».
L'ipotesi dei sanitari è che alle esequie abbia partecipato anche una persona positiva benché asintomatica. Qualche giorno dopo la cerimonia, alcuni membri della famiglia avrebbero accusato sintomi influenzali, facendo scattare i test che hanno individuato i diciotto positivi al coronavirus. «Dobbiamo porre molta attenzione nei comportamenti individuali soprattutto con parenti ed amici e agire sempre pensando di avere di fronte potenziali positivi», è l'invito dell'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato.
La famiglia però contesta questa versione dei fatti, così come di essersi comportata con leggerezza. «Il funerale c'è stato il 6 maggio e non è vero che ci siamo contagiati in quell'occasione aggiunge uno dei figli Non ci siamo abbracciati né baciati, non ci siamo neanche dati la mano e abbiamo rispettato tutte le misure di sicurezza. Noi pensiamo che sia andata in maniera diversa, anche se non è che possiamo avere certezze. Certo qualcuno di noi ha continuato a lavorare durante il lockdown e magari si è preso il virus in quei giorni. Poi è chiaro che qui si vive tutti insieme, siamo una grande famiglia ed era praticamente inevitabile che una volta che uno di noi se lo fosse preso finissimo tutti contagiati».
Adesso tutte e quattro le famiglie sono in isolamento, sotto stretta sorveglianza, con la prospettiva di una lunga quarantena. Nessuno può uscire, la zona è molto isolata e gli approvvigionamenti alle famiglia vengono portati dalla Croce Rossa italiana. «Dovremo stare chiusi qui almeno un mese, sperando che nessuno di noi si aggravi conclude il capofamiglia Incrociamo le dita e speriamo vada tutto bene».
Dal canto suo l'assessore D'Amato ricorda: «Ogni giorno a Roma si svolgono 150/160 funerali, situazioni dove si tende ad abbassare la guardia e si possono avere atteggiamenti pericolosi, ripeto l'atteggiamento mentale che dobbiamo avere è quello di pensare sempre che possiamo essere positivi».

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