Kitesurfer ferito dall'elicottero dell'Esercito: 5 testimoni pronti a parlare

Alessandro Ognibene, il surfista risucchiato dall'elicottero
Alessandro Ognibene, il surfista risucchiato dall'elicottero
di Emanuele Rossi
Lunedì 30 Settembre 2019, 10:14
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Alessandro Ognibene non è solo nella ricerca della verità. Altre persone erano presenti alle 14.55 del 3 ottobre 2018, il giorno in cui il Chinook dell'esercito italiano, sulla spiaggia di Torre Flavia a Ladispoli, risucchiò il kitesurfer nel vortice, generato dalla doppia pala, scaraventandolo a terra dopo un volo di oltre 10 metri. E quindi, in un eventuale processo, potrebbero sfilare in aula di tribunale diversi testimoni.

Kitesurfer risucchiato e ferito da un elicottero dell'Esercito a Ladispoli: tre militari verso il giudizio. L'intervista


La notizia del kitesurfer ferito dall'elicottero fece il giro del mondo (anche il Times lo ripropose in una sua copertina) e furono avviate due indagini, una dalla procura militare e l'altra da quella ordinaria. La magistratura di Civitavecchia, con il procuratore capo, Andrea Vardaro e il pm, Valentina Zavatto, hanno avanzato una richiesta di rinvio a giudizio per i due piloti a bordo del potente velivolo e per un ammiraglio della Marina a capo delle esercitazioni che in quella settimana si erano svolte sul litorale nord, con partenza a Viterbo e appoggio nell'aeroporto di Furbara, a Cerveteri. Il gip si pronuncerà il prossimo marzo e i tre dovranno difendersi dall'accusa di lesioni colpose.
 

 


Chi aveva assistito a quell'incidente incredibile mai avvenuto prima in Italia? A parte Ognibene, l'artigiano odontotecnico 51enne di Roma che ha raccontato di essere stato «aspirato» dal Chinook pirata, ed era stato ricoverato in gravissime condizioni al Policlinico Gemelli con un forte trauma cranico e fratture multiple a varie parti del corpo, anche due pescatori romani, seduti tranquillamente sugli scogli in una giornata soleggiata. I due, rispettivamente di 31 e 45 anni, hanno raccontato quanto visto alla Capitaneria di porto di Ladispoli che assieme a Civitavecchia ha condotto le indagini e interrogato i piloti subito dopo la fine dell'esercitazione. C'era poi una guardia giurata di Ladispoli che tra l'altro era rimasto lievemente ferito. A Torre Flavia, area protetta per la presenza della Palude, testimoni anche un ragazzo che si trovava a passeggiare sull'arenile e l'ex gestore di un'area camper che interviene: «Ho ancora impresso nella mia mente l'urlo straziante del surfista. Mi sono precipitato subito in spiaggia e l'ho visto a terra», ricorda Santino Esigibili.
 


Riflettori puntati sul Chinook responsabile che probabilmente era partito da Viterbo come gli altri "fratelli". Le esercitazioni interforze, con squadre speciali di incursori e più di 10 elicotteri utilizzati tra Armi della Difesa italiana e maltesi, erano state già avviate nei giorni precedenti all'incidente in cui era rimasto coinvolto Ognibene. Tanto che gli abitanti avevano protestato duramente contro le azioni militari neanche comunicate alle istituzioni locali.
«Nessuno ci aveva avvisato, eravamo rimasti sorpresi anche noi di tutto questo traffico nel cielo a bassa quota», dice Alessandro Grando, il sindaco di Ladispoli. I titolari di un maneggio ai Monteroni avevano denunciato il ferimento di un cavallo di razza olandese fuggito via dopo il frastuono generato dal passaggio dei bolidi. Da quel fatto, sul litorale tra Ladispoli e Cerveteri, cittadini e kitesurfer non hanno mai più assistito al passaggio di elicotteri minacciosi a poca distanza dai tetti delle abitazioni. «Quattro anni fa però sempre un Chinook si era abbassato tantissimo a Maccarese. Ci sono anche dei video su internet», ci tiene a precisare Ognibene.


E lo stesso mezzo ad agosto
provocò un altro incidente


Ore 13 di venerdì 23 agosto 2019. Quel puntino nero in lontananza a poco a poco si avvicina diventando sempre più grande. Siamo in Valtellina, a Santa Caterina Valfurva, e improvvisamente un Chinook che trasporta un gruppo elettrogeno sta perdendo il suo carico. L’elicottero, partito dalla base di Viterbo proprio come quello che aveva causato l’incidente di Ladispoli un anno fa, è costretto ad un atterraggio di emergenza. Una manovra azzardata ma necessaria con l’acrobazia del pilota andata a buon fine solo che il vortice d’aria crea il ferimento di tre persone sbalzate via: un bimbo di 10 anni, un 18enne e un uomo di 65. Il velivolo scatena il panico volando pochi metri sopra diverse case prima di atterrare su un prato a poca distanza da un parco giochi. Non si trattava di un’esercitazione visto che il Chinook stava portando in Valfurva il gruppo elettrogeno e carburante. 

 

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