Truffa delle finte gravidanze il marito della donna confessa: «Sapevo tutto, non era incinta»

Truffa delle finte gravidanze il marito della donna confessa: «Sapevo tutto, non era incinta»
Truffa delle finte gravidanze il marito della donna confessa: «Sapevo tutto, non era incinta»
di Giuseppe Scarpa
Giovedì 30 Gennaio 2020, 09:44 - Ultimo agg. 11:05
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«Sapevo bene che la mia compagna non era incinta». Davide Pizzinato, cinquantacinque anni, ammette la verità. Ieri di fronte al gip ha raccontato il grande bluff delle diciassette gravidanze finte. Un piano orchestrato dalla compagna Barbara Ioele, di cinque anni più giovane, per incassare gli assegni di maternità e non andare al lavoro. Una truffa che andava avanti dal 2000, scoperchiata dai carabinieri tutela del lavoro la settimana scorsa.
È una confessione che, di fatto, scarica la responsabilità dell'intero maxi imbroglio (in cui Pizzinato compare come coindagato per truffa e falso) nei confronti della donna. «I certificati (falsi) li faceva lei e li portava lei (all'Asl). Questo - precisa Pizzinato - è ciò che è a mia conoscenza a partire dal 2012. Ovvero da quando è iniziata la nostra relazione», ha sottolineato davanti al pubblico ministero Carlo Villani.
Barbara Ioele l'ultimo parto l'ha avuto il 12 dicembre all'età di 50 anni. Un totale di dodici aborti naturali e cinque pargoli inventati di sana pianta. Gravidanze e figli che non sono mai esistiti se non sulla carta. Nessun pancione, nessuna dolce attesa a rischio, tutta una invenzione per frodare soldi all'Inps. Solo una montagna di frottole legittimate da documenti fasulli prodotti dalla donna.
Il tutto con un unico obiettivo, incassare gli assegni di maternità e non andare a lavorare. Un progetto ben riuscito visto che per ben venti anni si è grattata la pancia portandosi a casa 111mila euro pagati dall'Inps.

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I NOMI FINTI
La donna aveva dato i nomi ai suoi inesistenti bimbi. Con l'ultimo non aveva fatto in tempo, i militari erano arrivati prima. Tre femminucce e un maschietto: «Bendetta Ioele, nata nel 2015, Angelica Ioele, nata nel 2016, Abramo Ioele, nato nel 2017 e Letizia Ioele nata nel 2018», scrive nell'ordinanza il gip Mara Mattioli.
La 50enne romana avrebbe architettato il bluff con l'appoggio del compagno. Anche lui indagato per truffa e falso, finito sotto la lente d'ingrandimento dei carabinieri e dal sostituto Villani. Gli inquirenti tuttavia si chiedono se la coppia abbia beneficiato di appoggi all'interno dell'Asl, dell'Inps e dell'Umberto I. Dubbi legittimi visto che la coppia, non giovanissima, è andata avanti per anni a depositare certificati finti.
 



IL SISTEMA
In gran parte il sistema è stato scoperchiato dagli inquirenti. I militari dell'Arma hanno scoperto che la 50enne aveva rubato un blocchetto di certificati ad una ginecologa.
Documentazione medica che la signora compilava da sola. Con le carte in mano andava poi all'Asl e dal datore di lavoro. Spesso fingeva di avere il pancione mettendo un cuscino per camuffare lo stato interessante. Gravidanze, ovviamente, sempre a rischio. D'altro canto compariva dal certificato e questo comportava l'immediata sospensione dal lavoro e l'attivazione dell'assegno di maternità. È stato invece più complesso, per la 50enne, simulare la nascita dei 5 figli. I carabinieri, con le macchine fotografiche, hanno potuto verificare l'inesistenza del pancione della donna. Con una serie di foto hanno immortalato una perfetta silhouette che contrastava con l'ipotetico e inusuale nono mese di gravidanza di una 50enne.
LE GIUSTIFICAZIONI
La signora, per giustificare la nascita dell'ultimo arrivato, ha prodotto nuove carte false. Certificati di nascita attribuiti all'Umberto I. Tuttavia nell'archivio dello stesso policlinico non è stata ritrovata alcuna documentazione, sempre abilmente impiegata per spillare soldi all'Inps. Adesso spetterà anche alla donna rappresentare la versione di fronte agli inquirenti.
 

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