Fiumicino, il 18enne accoltellato nella rissa: «Era una trappola, potevo finire come Willy»

Il racconto del ragazzo accoltellato nella rissa di domenica

Fiumicino, il 18enne accoltellato nella rissa: «Era una trappola, potevo finire come Willy»
Fiumicino, il 18enne accoltellato nella rissa: «Era una trappola, potevo finire come Willy»
di Mirko Polisano
Martedì 30 Marzo 2021, 07:06 - Ultimo agg. 18:05
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«Per un attimo ho pensato di fare la fine di Willy, ho capito come la vita possa cambiare e finire in un attimo, ma se dovessi tornare indietro rifarei tutto». A parlare è Niccolò Mignogna, il 18enne di Fiumicino ferito domenica pomeriggio in un parco dell'Isola Sacra per difendere alcuni amici più piccoli. «Tutto è successo pochi minuti prima in chat, quando nella nostra stanza si è introdotto uno sconosciuto e ha iniziato a insultare i miei amici - ha raccontato al suo legale, l'avvocato Anna Maria Anselmi - loro volevano capire i motivi degli insulti e per chiarire si sono dati appuntamento sullo stradone di via Gismondi. Loro avevano altre intenzioni, io volevo farli ragionare, così mi hanno chiesto di spostarci nei vicini garage per parlare. È lì che mi hanno teso la trappola: il tempo di scendere e mi sono trovato di fronte altri tre ragazzi che erano già giù. Appena sono arrivato mi hanno colpito e poi sono scappati».

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LA FAMIGLIA
«Sono cresciuto in una famiglia dove i valori morali e i sani principi sono alla base del vivere quotidiano - dice al suo avvocato - sono il primo di quattro fratelli, con due genitori che lavorano.

Sono abituato a prendermi cura dei più piccoli, per questo ho difeso i miei amici più piccoli». Nicco per gli amici oggi è quasi un eroe. Studia, è al quinto anno di liceo. Il sogno? Quello di fare lo psicologo. «Seguo anche nei compiti alcuni ragazzi, come tutor, che hanno come me la dislessia e nei fine settimana lavora al banco di frutta e verdura di mia nonna - dice ancora - mi hanno teso una trappola. Erano tre contro uno. Poteva davvero finire male mi sento fortunato per questo, volevamo solo chiarire e sono stato aggredito. Un vero agguato, inaspettato. Il nostro intento non era quello di litigare, non abbiamo mai fatto a botte con nessuno. Avevo anche i vestiti nuovi: la maglia, i jeans e le scarpe acquistate da poco. Chi andrebbe a fare a botte, vestito di tutto punto?». Gli aggressori sono stati identificati e denunciati. L'accoltellatore aveva ancora le mani sporche del sangue di Nicco.


LA DINAMICA
«Non conosco quel ragazzo, so solo che si è intrufolato abusivamente con un profilo fake, insultando il gruppo. Per evitare strascichi e far finire la questione lì ho chiesto un chiarimento, anche per capire se ci fosse un precedente o magari motivazioni particolari che avevano scaturito quella lite verbale così violenta». Il sopralluogo da parte degli investigatori del commissariato, ha permesso di rinvenire a terra un manganello in metallo e plastica utilizzato probabilmente durante la rissa. Gli inquirenti non hanno dubbi che ci sia stata l'aggravante della «premeditazione», essendo partito tutto dai social. L'aggressore, poi fuggito a bordo in una Fiat Panda verde guidata da un suo amico, è stato denunciato per tentato omicidio, rissa e porto abusivo di strumenti atti ad offendere. Dal racconto dei testimoni, si è giunti all'identificazione anche di altri 9 partecipanti alla rissa, dei quali tre minorenni; ad alcuni è stato sequestrato il telefono cellulare per verificare la presenza di eventuali video girati. I giovani individuati saranno tutti denunciati all'Autorità Giudiziaria per rissa aggravata.


LA PAURA
«Mi hanno portato lontano con l'inganno e colpito all'improvviso. Ho temuto davvero per la mia vita. Un agguato: in tre contro di me. Uno dei tre mi ha subito accoltellato, senza farmi nemmeno parlare e senza che mi rendessi conto di cosa stesse accadendo. Ho riportato tre lesioni, una alla schiena e due al braccio. Dopo le coltellate sono scappati. Io continuavo a perdere sangue, ma sono riuscito a risalire nel parco dove mi sono accasciato. È lì che mi hanno soccorso i medici. Ho perso molto sangue. I medici mi hanno dovuto saturare le ferite con 50 punti tra interno ed esterno. Ora, però, sono qui a raccontare questa brutta storia. Un incubo che spero finisca presto».

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