Genzano, il focolaio si allarga: bloccate le entrate e le uscite dalla casa di cura dei contagi

Genzano, il focolaio si allarga: bloccate le entrate e le uscite dalla casa di cura dei contagi
di Chiara Rai
Mercoledì 2 Settembre 2020, 08:41 - Ultimo agg. 13:46
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Uno spiegamento di militari dell'Esercito e agenti di polizia di stato presidia da ieri mattina la struttura sanitaria San Giovanni di Dio a Genzano, dove è esploso un focolaio Covid con 47 persone positive all'interno. C'è un cordone sanitario che rimarrà fino a nuove disposizioni della Asl Rm6 in accordo con l'unità di crisi della Regione Lazio. L'azienda sanitaria ha avviato l'indagine epidemiologica e nel frattempo, la Prefettura di Roma ha disposto i controlli delle forze dell'ordine ai due ingressi dell'istituto religioso con check point in via Fatebenefratelli e in via Pagliarozza. L'intervento dell'ufficio territoriale di Governo è scattato a seguito della richiesta diretta da parte dell'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato che lunedì ha comunicato i primi 27 casi che in 24 ore sono quasi raddoppiati.

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All'interno si contano più di 150 persone tra operatori sanitari, pazienti psichiatrici e anziani ricoverati in lungodegenza. Possono entrare nella struttura soltanto gli operatori sanitari, per il resto la zona è off limits per visitatori e parenti che dall'oggi al domani hanno trovato i cancelli chiusi. Gli ispettori Asl sono già stati più volte al San Giovanni di Dio e hanno stilato un elenco di prescrizioni molto rigide tra cui i corridoi sanitari e la separazione degli ambienti promiscui.

ISOLAMENTO
I 47 pazienti positivi asintomatici sono stati isolati tutti insieme e separati da quelli risultati negativi ai tamponi e dagli altri che invece sono in attesa dei risultati. Circa quattro pazienti con sintomi febbrili sono invece stati trasferiti in Rsa Covid. Oggi verranno effettuati altri tamponi e probabilmente arriveranno i risultati degli esami effettuati ieri. La curva dei contagi potrebbe oltremodo salire. Nessuno, al momento versa in gravi condizioni: «La Prefettura e l'unità di crisi regionale si sono attivate tempestivamente dice il direttore generale della Asl Rm6 Narciso Mostarda c'è un cordone sanitario intorno al San Giovanni di Dio e la direzione della struttura sta mettendo in atto tutte le prescrizioni.

La situazione è sotto controllo sebbene ritengo necessario, soprattutto in questo momento, coltivare ancora di più quel senso collettivo di responsabilità nella cittadinanza stimolando quella cultura della prevenzione che formerà anche i futuri operatori sanitari. La consapevolezza della responsabilità deve poter essere un allenamento quotidiano per tutti». Dopo 190 giorni di emergenza Coronavirus nella struttura, così come successo altrove, c'è stato un abbassamento della guardia al livello di rispetto delle regole anti-contagio, basti pensare che ci sono tre operatori sanitari che hanno contratto il virus. L'indagine epidemiologica stabilirà con tutta probabilità l'origine del focolaio anche se è molto difficile che siano stati i pazienti a infettarsi tra loro. In quella struttura infatti sono ricoverate persone anziane con disturbi mentali che non sono in grado di allontanarsi e quindi di contrarre il virus all'esterno.

LE INDAGINI
Questi pazienti hanno dei tutori che a volte corrispondono con i familiari che invece possono andarli a trovare. È plausibile che qualcuno di loro possa aver portato il virus nella struttura senza esserne consapevole. Ma le ipotesi in questo momento devono lasciare spazio alle certezze: c'è un nuovo focolaio da affrontare alle porte di Roma e nel Lazio la prevalenza dei contagi è dovuta ai casi di rientro. Ieri i centralini della clinica sono stati intasati dalle chiamate dei parenti dei pazienti, molti dei quali erano stati già avvisati della situazione all'interno dell'istituto. Lo scenario fuori l'istituto è quasi surreale, i militari che camminano avanti e indietro e tutt'intorno c'è silenzio e la strada è deserta. Ci sono solo le auto che la percorrono e qualche familiare dei pazienti che prova ad avvicinarsi ma che viene immediatamente invitato ad allontanarsi. Sembra di essere tornati indietro di oltre quattro mesi quando l'Esercito presidiava la clinica San Raffaele di Rocca di Papa, soltanto che allora c'era ancora il lockdown e i decessi per Coronavirus erano in ascesa.
 
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