Guidonia, calci e pugni alla moglie. I figli chiamano la polizia

L'arresto dell'aggressore
L'arresto dell'aggressore
di Elena Ceravolo
Martedì 28 Aprile 2020, 12:26
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Prima una scarica di colpi mentre era seduta sul divano e poi le minacce di morte: «Ti uccido, ti faccio a pezzi e ti metto in un sacco nero. Non meriti di vivere». L’ennesima esplosione di violenza del compagno, amplificata dall’abuso di alcol, l’altra sera ha trasformato la casa in una prigione di terrore per una donna e per i loro figli che, per difendersi, si sono dovuti chiudere nella stanza da letto per lanciare l’Sos alla polizia. E’ successo nel centro di Guidonia. L’uomo, 43 anni, è finito in manette. Mentre la vittima è stata poi portata in ambulanza all’ospedale di Tivoli dove è stata medicata per una lesione al torace, con dieci giorni di prognosi.
Ultimo episodio di una serie di aggressioni fisiche e psicologiche, di ordini e imposizioni. Solo un mese prima la polizia, dopo un analogo intervento, lo aveva denunciato. E la famiglia, sulla scorta delle recenti disposizioni della questura di Roma di tenere alta l’attenzione sulle situazioni familiari più a rischio in relazione al periodo di quarantena, era monitorata dal pool di investigatori antiviolenza del commissariato di Tivoli, coordinati dall’ispettore superiore Davide Sinibaldi. Sull’uomo pendeva una richiesta di rinvio a giudizio per fatti analoghi risalenti al 2018. Anche allora era finita in ospedale, con 15 giorni di prognosi. Lui per gelosia, l’aveva aggredita in strada e lei, nonostante le ferite, era riuscita ad arrivare dai carabinieri. La situazione familiare, poi, si sarebbe sempre più aggravata: tra le continue umiliazioni davanti ai figli e l’abitudine di allontanarsi da casa nonostante la quarantena. Perciò qualche sera fa, quando dopo giorni di assenza si è presentato in famiglia, la compagna ha tentato di opporsi proprio per questioni di sicurezza legale all’emergenza sanitaria. Ma poi ha dovuto cedere perché lui urlava che voleva vedere i bambini. Di lì a due giorni è esplosa la violenza, probabilmente anche a causa dell’abuso di alcol. E lei ha chiesto aiuto. 
I poliziotti hanno trovato la donna con i figli attaccati, come a volerle fare da scudo.
L’uomo, anche davanti agli agenti, ha continuato ad insultare e provocare la compagna. Ora il quarantatreenne si trova nel carcere di Rebibbia, in attesa di giudizio. «Ormai vivere così è una tortura – si è disperata la sua vittima - L’altra sera mentre mi si avventava contro aveva gli occhi come iniettati di sangue. Ho temuto che mi ammazzasse davanti ai miei figli».
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