Roma, tassa di soggiorno evasa, l'hotel Plaza restituisce 2 milioni

Roma, tassa di soggiorno evasa, l'hotel Plaza restituisce 2 milioni
di Adelaide Pierucci
Giovedì 6 Giugno 2019, 08:47
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Ha restituito i due milioni di euro versati dai turisti per la tassa di soggiorno, che aveva trattenuto per sé. E ora chiede un accordo con la giustizia. Si profila un patteggiamento a un anno, 2 mesi e 7 giorni di carcere (con sospensione della pena) per Cesare Paladino, 77 anni, il proprietario dell'Hotel Plaza di via del Corso a Roma, noto anche per essere il padre di Olivia, la fidanzata del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il pm Alberto Pioletti e il procuratore aggiunto Paolo Ielo, che hanno contestato all'albergatore il reato di peculato per l'appropriazione dei due milioni di euro destinati alle casse del Campidoglio, tenuto conto della restituzione, hanno concesso l'accordo giudiziario che a breve dovrebbe essere avallato dal giudice per l'udienza preliminare. Imbarazzo quasi superato, insomma, per il patron del Plaza. Resta aperta solo la questione interessi.
Roma Capitale è decisa a richiedere anche i 300mila euro di interesse maturati nei cinque anni in cui è stata privata della tassa di soggiorno. Gruzzolo che potrebbe essere richiesto con un procedimento parallelo, considerato che il patteggiamento esclude le parti civili.

GLI ACCERTAMENTI
Secondo gli accertamenti disposti dalla procura e affidati un anno fa alla polizia municipale, è emerso che Paladino avrebbe omesso i versamenti per 5 anni consecutivi, tra il 2014 e il 2018. Il regolamento attuativo della delibera approvata dal Campidoglio il 29 luglio 2010 prevede che ogni albergatore abbia l'obbligo di girare al Comune i soldi pagati dai clienti per il contributo di soggiorno alla scadenza del sedicesimo giorno dalla fine di ciascun trimestre. Secondo l'accusa, Paladino avrebbe ignorato le disposizioni, «per trascuratezza», come avrebbero ventilato i difensori.

LE VIOLAZIONI
La lista delle violazioni riportate dal capo d'imputazione a carico di Paladino è lunga. L'albergatore in qualità di amministratore unico della società Unione Esercizi Alberghieri di Lusso s.r.l., che gestisce la struttura ricettiva Grand Hotel Plaza, ha trattenuto nel 2014 i primi 301mila e 649 euro; nel 2015, altri 545mila e 273 euro. Anche nel 2016 è risultato inadempiente per ulteriori 563mila e 220 euro. Nel 2017 ha dimenticato di nuovo di girare sui conti capitolini i 549mila e 353 euro incassati. Infine, l'ultimo addebito contestato dal pm è datato 2018: 88mila e 712 euro. Per un totale di 2 milioni e 47mila e 677 euro. Somma sequestrata lo scorso giugno. La stessa cifra che ora è stata restituita.

LA DELIBERA
Gli accertamenti affidati un anno fa alla polizia municipale dal procuratore aggiunto Ielo miravano a verificare se i proprietari e i gestori delle strutture alberghiere versavano al Comune la tassa prevista. Una quarantina non sono risultati in regola e tra questi c'era proprio il gestore del Plaza. Si tratta di privati, ma una delibera approvata dal Campidoglio il 29 luglio 2010 li delega alla riscossione del tributo incaricandoli di un pubblico servizio. Motivo per cui ogni volta gli inquirenti fanno scattare un reato generalmente contestato a chi rappresenta la pubblica amministrazione. Ossia il peculato.
In un anno la procura ha chiesto e ottenuto il sequestro di 11 milioni di euro di tasse non versate. Per il momento, gli albergatori finiti sotto inchiesta sono venticinque.
 
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