Ipa di Roma, figli dei dirigenti in Scozia nel college pagato dall'istituto

Oltre mezzo milione di euro all’anno per le vacanze, dalle Baleari a Barcellona

Ipa, figli dei dirigenti in Scozia nel college pagato dall'istituto
Ipa, figli dei dirigenti in Scozia nel college pagato dall'istituto
di Lorenzo De Cicco
Lunedì 27 Dicembre 2021, 00:24 - Ultimo agg. 28 Dicembre, 23:39
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I college esclusivi in Scozia. Le vacanze alle Baleari o a Barcellona. L’Ipa, l’istituto di previdenza dei 23mila dipendenti comunali, sfruttato per anni come un bancomat da sindacalisti e impiegati ultra-indebitati, foraggiava i viaggi all’estero dei figli di dipendenti e dirigenti, sborsando ogni anno oltre mezzo milione di euro solo per le trasferte dei pargoli, nonostante fosse già con i conti in rosso. Ora c’è un buco di 51 milioni di euro che porta l’istituto dritto verso la bancarotta, a meno che non paghi il conto il Campidoglio, con i soldi di tutti i contribuenti romani: «Lo stato di insolvenza è altamente probabile», ha scritto poche settimane fa, poco prima di essere revocato da Gualtieri, l’ex commissario Fabio Serini, in uno degli ultimi esposti spediti in Procura.

Accanto ai prestiti milionari, a colpi di 50 o 100mila euro concessi a impiegati già protestati, che dopo avere ottenuto l’ennesimo mutuo si licenziavano e sparivano dai radar, senza pagare le rate, l’Ipa si è accollato, per anni, le parcelle delle vacanze all’estero dei familiari di impiegati e manager. Perfino dei vertici, nonostante fosse espressamente vietato dallo statuto dell’ente. All’articolo 20, che regola «i compensi agli amministratori» dell’Ipa, è scritto chiaramente che «al presidente, al vice presidente, ai consiglieri d’amministrazione e ai componenti del consiglio dei revisori, non possono essere attribuiti benefici economici, comunque denominati e di qualsivoglia natura, a carico del bilancio dell’Istituto oltre i compensi». Carta straccia, nei fatti. Perché la prassi, dai documenti riservati e dalle testimonianze di cui è in possesso Il Messaggero, era tutt’altra.

Vacanze per tutti. Compresi i parenti dei top manager.

La figlia di un ex presidente (90mila euro l’anno di stipendio), rimasto in carica fino a metà del 2017, per 2 anni in estate è partita alla volta della Gran Bretagna, per due settimane di vacanza-studio in college principeschi della Scozia. Nel 2015, per esempio, era nella città gioiello di Dundee, sede della Royal Scottish National Orchestra. Le vacanze, racconta la famiglia della ragazza, contattata da questo giornale, sono costate circa 4mila euro, di cui 2mila pagate dall’Istituto di previdenza dei dipendenti comunali. Anche se i parenti dei vertici non ne avevano alcun diritto: le borse studio all’estero, spesso in convenzione con l’Inps, avrebbero dovuto permettere ai figli degli impiegati, con stipendi naturalmente molto più bassi di quelli dei manager, di avere opportunità difficilmente sostenibili con le buste paga dei genitori.

L’ex commissario Serini, rimasto in carica fino a poco prima di Natale, ha segnalato ai pm anche «la borsa di studio erogata dall’Ipa a parenti di primo grado dell’ex commissario, in contraddizione alle norme statutarie dell’istituto, nonché della partecipazione ad un soggiorno all’estero della stessa persona, attraverso il bando “Estate Inpsieme”, promosso dall’Inps», di cui poi l’Ipa rimborsava le quote. L’ex manager in questione, un dirigente sindacale dell’Uil, racconta ora di «non ricordare del viaggio in Scozia» della figlia e spiega di non voler rilasciare dichiarazioni «perché la questione si chiarirà in tribunale».

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PARIGI E MALAGA

Le altre mete? A scorrere l’elenco delle offerte, in base alla convenzione con l’Inps, ecco spuntare Palma di Maiorca, alle Baleari, poi Malta, Malaga, Barcellona, Valencia, Londra, Oxford, Parigi. Ce n’è per tutti i gusti. L’Inps ora batte cassa. Nel 2019 per esempio, all’Ipa ha chiesto oltre mezzo milione di euro solo per saldare il conto dei famigliari dei dipendenti andati in vacanza nel 2017, quando le casse dell’istituto erano già svuotate. Viaggi per cui all’Ipa non riescono a trovare nemmeno la convenzione con l’Inps, ammesso che ci sia.

Altri dipendenti, già protestati e inseguiti dalle cartelle di Equitalia, hanno ottenuto prestiti che nessuna banca avrebbe mai concesso per pagare il soggiorno all’estero dei figli: una dipendente protestata, di cui abbiamo scritto, ha ricevuto 79mila euro perché aveva «necessità» di mandare il figlio all’Hilton di Sydney; un’altra dipendente iper indebitata ne ha ottenuti 42mila «per estinguere finanziarie esterne (insomma i debiti, ndr) e per sostenere gli studi del figlio». Tanto pagava l’Ipa. Ma ora il banco è saltato. E non ci sono i soldi nemmeno per le pensioni integrative di 23mila dipendenti comunali.

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