PROFILI FAKE
Il cantante, che poi a stretto giro a Domenica Live sceglierà di fare outing, era stato, infatti, uno stretto conoscente di Marino e quindi era informato delle persecuzioni al nuotatore romano. «Mi sono deciso a denunciare perché non ce la facevo più», aveva precisato Di Giorgio in aula. «Inviava messaggi a me, ma anche a conoscenti. Ha creato anche dei profili fake a mio nome e con mie foto», ha aggiunto, assistito come parte offesa dall'avvocato Tatiana Minciarelli. Il fashion blogger, che si è ritrovato condannato anche per la sostituzione di persona, aveva usato anche il web per tormentare Di Giorgio. Nel 2013, periodo delle contestuale persecuzioni con i messaggini, avrebbe creato dei falsi profili su Facebook, Instagram e Twitter. Gli accertamenti sulle molestie via web compiute da Ivano Marino erano stati delegati dal sostituto procuratore Francesca Passaniti agli esperti della Polizia Postale. In particolare i messaggini WhatsApp e gli sms si sono rivelati gli assi nella manica dell'accusa. «Vogliono che tutti sappiano», minacciava Marino. L'atleta, all'epoca 22enne e tra i partecipanti delle Olimpiadi di Londra, invece, aveva scelto di denunciare.
LA DIFESA
Ivano Marino, classe 1988, calabrese trasferitosi a Roma, oltre che come corteggiatore di Uomini e Donne, edizione 2013, ha preso parte anche a Jump di Teo Mammucari. Ora come web influencer conta quasi 400.000 followers su Instagram. Ha sempre respinto le accuse. Con un comunicato diffuso durante il processo, nel dichiararsi innocente, aveva perseverato nel rivelare particolari della vittima. «Mai usato atteggiamenti persecutori: posso confermare l'esistenza di una relazione sentimentale con Alex Di Giorgio della durata di un anno e mezzo. E successivamente, una relazione sfociata in una convivenza in Roma con Marco Carta nella sua abitazione, ma ribadisco con altrettanta fermezza di non aver mai messo in atto comportamenti assimilabili al reato di stalking, o qualsivoglia altro reato. Quanto mi si addebita non è nel mio stile mi reputo una persona equilibrata e rispettosa degli altri in genere». «Sono sicuro - recitava la nota - che in primo grado riusciremo a far luce sulle vicende». A conclusione della requisitoria il pm di aula, Filomena Angiuni, ieri, ha chiesto al giudice monocratico del tribunale penale di Roma, Marisa Mosetti, di condannare l'imputato a due anni di reclusione. La pena è stata stabilita in un anno e due mesi.