Roma, bus in fiamme; la perizia della Procura: «C'è un difetto di fabbrica»

Un autobus andato a fuoco in piazza Cantù
Un autobus andato a fuoco in piazza Cantù
di Adelaide Pierucci
Mercoledì 26 Febbraio 2020, 10:48
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Perdite d'olio e problemi strutturali su bus spesso datati, e per di più sovrasfruttati. Il fenomeno del flambus avrebbe radici comuni, a partire da quella cardine, meccanica. Veri e propri difetti di fabbrica che, secondo l'accusa, potrebbero essere presenti anche su altri mezzi marcianti. Almeno secondo le conclusioni dell'ultima perizia disposta sulla procura e effettuata su una decina di autobus del trasporto pubblico finiti all'improvviso in fiamme, tra fine 2018 e i primi mesi del 2019. Stesse problematiche, nonostante i bus distrutti da incendi appartengano almeno a due case costruttrici diverse. Parti meccaniche e parti elettriche troppo vicine, la coppa dell'olio che si spacca con le buche e le scintille che porterebbero allo svilupparsi di un incendio. La perizia, stilata dall'ingegnere Rodolfo Fugger, ora è all'esame del procuratore aggiunto Nunzia d'Elia e dei pm Francesco Dall'Olio e Mario Dovinola, i magistrati che via via stanno passando all'esame i casi degli autobus finiti avvolti dalle fiamme escludendo quelli rimasti carbonizzati, ormai inutili anche ai fini degli accertamenti.

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Nel fascicolo dove è confluita la consulenza dell'esperto si procede per incendio doloso, ma i magistrati per evitare che i continui incendi possano coinvolgere gli utenti potrebbero decidere di inviare ad Atac e Campidoglio le indicazioni per la messa in sicurezza dei mezzi o fornire indicazioni per l'acquisto dei prossimi lotti. 
Un allarme già lanciato dall'ingegnere Fuggher che in una perizia precedente, sviluppata su altri bus bruciati, allargava il tiro auspicando «che più a lungo termine l'intera comunità scientifica internazionale, compresi i costruttori di veicoli, e le aziende di esercizio di trasporto pubblico, si sedessero attorno a un tavolo tecnico per scambiare le reciproche esperienze, e per mettere a punto degli standard tecnici di riferimento sulle caratteristiche di collocazione e dimensionamento dei principali componenti meccanici, elettrici, ed idraulici, all'interno dei vani motore degli autobus, con lo scopo di minimizzare il rischio incendio». Certo, è evidente, che il fenomeno degli autobus flambé è per lo più romano. Un particolare che si ipotizza ricollegabile al numero eccessivo dei posti a sedere sui mezzi, il sovraccarico, l'usura e il dissesto del manto statale. Un fenomeno allarmante che non accenna a flettere.

Nel 2019 sono stati 23 i mezzi in fiamme, di cui 14 andati distrutti. Dal 2016 sono stati danneggiati dalle fiamme o bruciati 149 bus in tutto, tra mezzi Atac e Tpl. Nel 2016 ci sono stati 36 episodi di incendio, 46 nel 2017, 44 nel 2018. Il 2020 è partito con lo stesso trend. L'ultimo bus in fiamme due giorni fa a largo La Loggia, al Portuense. L'usura ovviamente aumenta i rischi. E l'Atac per evitarne di futuri dovrà ora passare a rassegna l'intero parco dei mezzi. Già nella precedente perizia l'ingegnere aveva focalizzato l'attenzione sulle componenti meccaniche e sull'usura dei mezzi. «Dall'esame delle schede di manutenzione correttiva, il sottoscritto consulente tecnico», scriveva l'ingegnere Fugger esaminando un mezzo andato in fiamme nel 2017, «osserva che il mezzo in esame nelle settimane, mesi precedenti aveva manifestato frequenti perdite di olio da vari gruppi meccanici». «Nell'arco di due anni», specificava l'esperto, «il mezzo aveva subito per tre volte la sostituzione del motorino di avviamento, e circa un anno e mezzo prima dell'incendio, si era verificato un principio di incendio nel mezzo, a causa di guasti agli alternatori». In questo caso il mezzo, nel 2016 con 588.650 chilometri percorsi, aveva superato il collaudo positivamente, senza segnalazioni di anomalie «salvo aggiungere un lungo elenco di componenti da sostituire urgentemente». Stessa trafila nel 2017, mentre i chilometri di percorrenza avevano superato la quota dei 620.000 chilometri.


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