Roma, droga consegnata a domicilio: il "call center" della cocaina gestito da Pirino, il killer di Sacchi

Roma, droga consegnata a domicilio: il "call center" della cocaina gestito da Pirino, il killer di Sacchi
di Michela Allegri
Giovedì 18 Giugno 2020, 07:13 - Ultimo agg. 19 Gennaio, 12:34
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Un vero e proprio "call center" della cocaina dove centinaia di clienti chiamavano per ricevere le dosi di droga direttamente a casa sia di giorno che di notte. I finanzieri del Comando provinciale di Roma stanno eseguendo in queste ore un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia capitolina, nei confronti di 7 persone, accusate di spaccio. Tre persone sono in carcere, mentre 4 si trovano ai domiciliari. Dell’organizzazione, che aveva base operativa nel quartiere romanod di San Basilio, faceva parte Paolo Pirino, attualmente detenuto per l’omicidio di Luca Sacchi. L'organizzazione, secondo l'accusa, era in grado di fatturare 15mila euro a settimana.

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A gestire il giro, insieme Pirino, c'erano i fratelli Manolo (classe ’98) e Samuel Billocci (classe ’01). Nell'ordinanza di custodia cautelare il gip sottolinea che gli indagati avevano ideato un meccanismo «estremamente efficace, sia nell’ottica di facilitare la domanda che di ridurre i tempi e i passaggi al fine di soddisfarla, ma anche di minimizzare i rischi». Dagli accertamenti dei finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria, coordinati dalla pm Nadia Plastina e dal procuratore aggiunto Ilaria Calò, è emerso che gli arrestati gestivano un vero e proprio centralino, attivo tutti i giorni dalle 14 alle 2 di notte, che riceveva non stop ordini telefonici di cocaina. La consegna era garantita in tutta Roma tramite “pony express” reclutati, in prevalenza, tra i clienti in difficoltà economiche. Il gruppo era in grado di effetturare dalle 30 alle 50 cessioni quotidiane nei giorni feriali. Nei week-end c'era una vera e propria impennata: si arrivava fino ad 80 consegne a domicilio. Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per Pirino e per i Billocchi.

Pirino, già finito sul banco degli imputati con rito immediato, è accusato di essere uno dei killer del personal trainer romano. Lo scorso 23 ottobre, nel quartiere Appio Latino, davanti al pub John Cabot, aveva colpito con una spranga Anastasia Kylemnyk, la fidanza di Sacchi, per rubarle lo zainetto che, secondo gli inquirenti, conteneva 70mila euro da utilizzare per la compravendita di droga. Luca aveva reagito e il socio di Pirino, Valerio Del Grosso, gli aveva sparato un colpo di pistola alla testa.

Entrambi erano stati arrestati 24 ore dopo. Del Grosso, denunciato dalla famiglia e dagli amici, si nascondeva in un albergo e ha confessato l'omicidio, mentre Pirino si rifugiava a casa della nonna. I due, il giorno del delitto, si sarebbero accordati con Giovanni Princi, Sacchi e Anastasia per la compravendita di chili di erba. A intavolare la trattativa sarebbe stato Princi, amico della coppia. L’appuntamento era davanti al pub, dove i pusher avevano mandato due intermediari a controllare che i ragazzi avessero abbastanza denaro per chiudere l'affare. A custodire i soldi, secondo la pm Nadia Plastina, era la fidanzata di Luca, che li avrebbe mostrati agli emissari degli spacciatori. Una volta saputo che il gruppo aveva 70mila euro, Del Grosso aveva contattato il suo fornitore, Marcello De Propris (pure lui imputato con l’accusa di concorso in omicidio) e aveva escogitato un piano alternativo: aveva deciso di derubare i ragazzi e si era fatto prestare la pistola.

Poi, la rissa e lo sparo.

Un mese dopo l’omicidio, anche Princi è finito in manette, mentre per Anastasia il gip ha disposto l’obbligo di firma. Sono entrambi accusati di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. Il primo ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, mentre la giovane è finita a processo con rito ordinario. Si trova alla sbarra insieme ai pusher. Princi non ha mai raccontato la sua versione dei fatti. Anastasia, invece, di fronte al gip ha respinto le accuse e ha negato qualsiasi coinvolgimento suo e di Luca in questioni di droga. Ha raccontato che, il giorno dell’omicidio, Princi le aveva consegnato un sacchetto dicondole che conteneva del denaro legato a un affare che doveva chiudere: «Un impiccio con una moto». E ha detto più volte che non sapeva si trattasse di 70mila euro. Una versione alla quale gli inquirenti non hanno mai creduto.

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