Monumenti sfregiati, Raggi scrive alle ambasciate: «Barbari al bando da Roma»

Monumenti sfregiati, Raggi scrive alle ambasciate: «Barbari al bando da Roma»
di Lorenzo De Cicco
Venerdì 3 Maggio 2019, 10:46 - Ultimo agg. 10:52
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«Uninvited guests». Ospiti indesiderati. Virginia Raggi li chiama così. Sono turisti e ultrà stranieri che arrivano nella Capitale e sfruttano la gita romana per darsi al saccheggio: un supermercato da devastare dopo uno scontro con la polizia, come hanno fatto i tifosi dell'Eintracht Francoforte lo scorso dicembre; i nomi incisi sui marmi pregiati del Colosseo, l'ultimo episodio è avvenuto proprio ieri; le fontane monumentali che il mondo c'invidia ridotte a vasche per pediluvi o schiamazzi da acquapark, nel migliore dei casi. Perché nel peggiore, invece, questi gioielli del Seicento, una volta vandalizzati, hanno bisogno di molti mesi di cure per tornare all'antico splendore, vedi la Barcaccia di piazza di Spagna, ferita dalle coltellate degli ultrà del Feyenoord nel 2015 e rimessa a nuovo dopo un lungo restauro.

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LA MOSSA
Raggi, visti anche gli episodi degli ultimi giorni - prima del Colosseo, sabato e domenica, c'era stato l'assalto alla Fontana delle Api e a quella dei Leoni a piazza del Popolo - ha deciso di scrivere alle ambasciate estere per chiedere di tenere lontani i vandali già sanzionati nella Capitale. Una richiesta di messa al bando degli incivili, anche se vergata nel linguaggio soft della diplomazia.
Il concetto, però, è chiaro: tutti i cittadini che si sono resi «responsabili di atti tesi a offendere il patrimonio storico, artistico e culturale della Capitale», o che hanno «offeso il decoro della Città» d'ora in poi saranno considerati dall'amministrazione di Roma «ospiti non desiderati». La lettera non è ancora stata spedita, stanno limando gli ultimi dettagli gli uffici di diretta collaborazione della sindaca, in asse con gli esperti dell'Avvocatura capitolina. Una bozza però circola già nei corridoi di Palazzo Senatorio e Il Messaggero ha potuto visionarla. Nel testo, si ricorda che il centro storico di Roma è considerato «patrimonio dell'umanità dall'Unesco» e che è intenzione del Campidoglio segnalare ogni episodio, con «nomi e cognomi» dei barbari alle ambasciate dei paesi di provenienza.
Insieme alle prime missive - che dovrebbero essere indirizzate, tra gli altri, a Spagna, Francia, Inghilterra, Ungheria, Olanda e Stati Uniti - sarà spedita a ciascuna rappresentanza diplomatica una lista dei cittadini a cui la Polizia locale di Roma ha già inviato un verbale di contestazione.

L'obiettivo del Campidoglio è arrivare a stilare una «black list» degli incivili, che comprenda gli hooligan scalmanati e i turisti amanti, per così dire, dello sfregio. La mossa, come hanno spiegato a Raggi anche i legali del Comune, è principalmente simbolica. Difficile, soprattutto per i paesi dell'area Schengen, che la lettera del sindaco di una città straniera possa rappresentare di per sé una limitazione. Ma potrebbe essere il primo passo - se dopo le elezioni europee, il clima tra M5S e Lega si sarà raffreddato - per arrivare a quel «Daspo anti-barbari» di cui Raggi ha già parlato al ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ottenendo un via libera di massima.
La stretta immaginata dal Campidoglio e illustrata al Viminale prevede il sequestro del passaporto per gli incivili già identificati e multati nell'Urbe. Messaggio chiaro: fino a quando non pagano i danni, niente documenti. E, di conseguenza, niente rientro in patria. «Modello inglese», lo chiamano a Palazzo Senatorio. In alternativa, il Comune ha chiesto una legge che permetta ai vigili di far saldare immediatamente le contravvenzioni agli stranieri beccati sul fatto. Il vecchio «Che fa, concilia?» depennato dal Codice della strada nel 1993.
 

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