Omicidio Diabolik, Rita Corazza: «Mio marito rispettato da tutti. Chi spara alle spalle non è uomo»

Omicidio Diabolik, Rita Corazza: «Mio marito rispettato da tutti. Chi spara alle spalle non è uomo»
di Mauro Evangelisti
Venerdì 9 Agosto 2019, 08:32 - Ultimo agg. 08:33
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«Mio marito è stato più amato che criticato. Di certo rispettato da tutti. Chi gli ha sparato alle spalle ha agito come un sorcio. Non si uccide una persona in quel modo, non si toglie la vita a un essere umano così».
Rita Corazza sussurra le parole in ricordo del marito Fabrizio Piscitelli, ucciso nel tardo pomeriggio di mercoledì in un agguato al parco degli Acquedotti. Parla nella villa di Grottaferrata, la stessa che fu confiscata dalla procura di Roma tre anni fa, in seguito a una serie di inchieste giudiziarie, e restituita dalla Cassazione, che accolse il ricorso un anno fa. Sono le 4 del pomeriggio, la villa è recintata e ben protetta da sguardi indiscreti (come per la verità tutte le altre case di questo tipo della zona). Mentre Rita Corazza parla, anzi sussurra le parole in ricordo del marito, a una ventina di chilometri al piano meno 1 del Policlinico di Tor Vergata si sta concludendo l'autopsia sul corpo di uno dei capi storici degli Irriducibili, il gruppo ultras laziale conosciuto nel bene e nel male in tutta Italia, anzi in tutta Europa, stando ai messaggi che nell'ambiente delle tifoserie ultras viaggiano su Twitter e Facebook.

Qual è l'ultimo ricordo che ha di Fabrizio Piscitelli?
«Di un uomo felice, che ha sempre amato le sue figlie, i suoi genitori, i suoi fratelli, la sua famiglia. Tutti stiamo soffrendo. Stanno soffrendo i genitori che sono anziani, tutto questo è successo proprio ora, quando mio marito aveva pagato il suo conto con la giustizia».

Chiedete di sapere chi ha ucciso Fabrizio Piscitelli?
«Dovrebbe essere una cosa naturale individuare il responsabile dell'omicidio di mio marito. Non si tratta tanto di chiedere che sia fatta giustizia, ma penso sia giusto che chi ha sparato in quel modo a Fabrizio venga trovato».

Gli hanno sparato alle spalle.
«Uno che esce all'improvviso e spara alle spalle non è un uomo, è un sorcio. Non si toglie la vita a una persona in questo modo. Io sono cristiana e al di là del modo in cui Fabrizio è stato ucciso, penso che togliere la vita a un essere umano sia sempre qualcosa di profondamente sbagliato, di inaccettabile».

Fabrizio Piscitelli sapeva di essere in pericolo? Aveva ricevuto delle minacce?
«Mi scusi, ma lei pensa che potrebbero spararle se uscisse di casa? Nessuna persona normale ritiene che possa succedergli una cosa del genere. E le assicuro: mio marito conduceva una vita molto normale, serena, usciva di casa, andava a passeggiare, esattamente come chiunque non poteva aspettarsi che qualcuno potesse sparargli in quel modo».

Il passato di suo marito, ora che s'indaga sulla sua uccisione, viene inevitabilmente riproposto, con le inchieste giudiziarie e le condanne che lo hanno interessato. Il ricordo che però lei ha di suo marito è differente.
«Io vorrei solo che mio marito venisse ricordato con le parole giuste e che le mie figlie venissero lasciate in pace. Penso che nella sua vita Fabrizio come tutti sia stato amato e odiato, ma le assicuro che sono molti di più quelli che lo hanno amato. In fondo non è neanche giusto dire che sia stato odiato, c'è stato chi non ha condiviso alcune sue azioni, è normale, però tutti, anche chi non la pensava come lui, lo hanno sempre rispettato. Non meritava di fare quella fine, è stato un ottimo padre, marito, figlio, amico. E aveva pagato tutti i suoi conti con la giustizia».

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