Luca Sacchi, la mamma del pusher arrestato: «L'ho denunciato io, meglio in cella che a spacciare»

Luca Sacchi, la mamma del pusher arrestato: «L'ho denunciato io, meglio in cella che a spacciare»
di Camilla Mozzetti
Sabato 26 Ottobre 2019, 07:25 - Ultimo agg. 11 Novembre, 11:08
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Quando gli agenti di polizia che per tante sere lo hanno visto nel quartiere e lo conoscono da tempo lo fermano, non riescono a fare altro se non ripetergli: «Come ti sei ridotto?». Tu, Valerio, figlio di una famiglia pulita, che ti sei macchiato di un omicidio.
Le vittime sono quasi sempre innocenti e i loro carnefici quasi sempre dei criminali. Questo vuole la consuetudine. Da una parte Luca Sacchi, 24 anni, morto dopo un colpo di pistola esploso alla testa, dall'altra Valerio Del Grosso, 21enne, che aveva in mano quell'arma una calibro 38 e l'ha poi usata. Al centro un omicidio per la compravendita di una partita di hashish da oltre duemila euro la cui dinamica lascia franare le certezze della consuetudine. Ma in questa storia c'è almeno un'altra vittima e si chiama Giovanna Proietti. È lei la madre di Valerio che varca il commissariato di San Basilio giovedì sera poco dopo le 20 e denuncia il figlio. «È meglio saperlo nelle vostre mani che in quelle di spacciatori, delinquenti e criminali». Donna minuta e vittima coraggiosa che appena scopre l'ennesimo «casino» compiuto dal figlio non ha bisogno neanche di pensarci. Si infila la giacca, ne parla con il marito Gianni, e con l'altro figlio Andrea che ha raccolto le confessioni degli amici di Valerio e le ha raccontato cosa il ragazzo può aver compiuto. Decide di andare dalla polizia.

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LA DENUNCIA
Lascia la graziosa villetta dove ha messo su famiglia ormai più di vent'anni fa, nel cuore di Casal Monastero. Un quartiere contiguo a San Basilio che cerca, però, disperatamente di prendere le distanze e staccarsi da quest'ultimo, proteggendosi da una fitta ragnatela di criminalità che ha fatto dello spaccio di droga il proprio vessillo. «Credo che mio figlio Valerio dirà la donna sia coinvolto nell'omicidio di quel ragazzo all'Appio Latino».
La voce è ferma. Decisa. Gli occhi macchiati dalle lacrime che a un certo punto le rigano il volto. Le leva via così: con un fazzoletto di carta senza vergognarsene. È risoluta sì, ma anche umana e non nasconde le proprie fragilità. Ha cresciuto i quattro figli all'interno di un difficile contesto sociale e credeva di esser riuscita a sconfiggere il mostro o comunque di esser stata brava a tenergli testa. Quattro maschi, dei nipoti, un marito onesto che da anni porta avanti la propria attività di autonoleggiatore garantendo solidità e tranquillità. Una famiglia perbene e semplice. «Valerio è un bravo ragazzo ma frequenta gente che non mi piace e in passato ha anche avuto dei problemi».

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IL TRASCORSO
Come quelli con l'ex compagna, dalla quale ha avuto un figlio, e che lo ha denunciato per percosse dopo che i sanitari del pronto soccorso, al termine di una lite, l'avevano refertata con 40 giorni di prognosi. In quella villetta, con il piccolo giardino dall'erba curata, i piatti di terracotta alle pareti, la tovaglia a pois coordinata ai cuscini delle sedie in legno, Giovanna prende la sua decisione poco dopo che l'altro figlio Andrea le racconta cosa ha saputo. «Non volevo crederci ma non potevo non venire qui perché non posso far finta di non sapere che Valerio è coinvolto in questa terribile vicenda».

LE TELEFONATE A VUOTO
Tutto avviene nel primo pomeriggio di giovedì «Valerio la notte prima non era rientrato, ma sapevo che l'indomani era andato a lavorare nella pasticceria dove fa l'aiuto cuoco da circa sette mesi e che è proprio di fronte casa. Ero tranquilla. Poi però lo chiamavo al telefono e non rispondeva». Quando Andrea racconta alla madre cosa ha saputo dagli amici del fratello, la donna spalanca gli occhi: «Mi ha detto che Valerio aveva sparato a una persona e che quella persona è Luca Sacchi». Andrea è accanto a lei e conferma tutto. Nel pomeriggio un amico di Valerio, Cristian Bertoli, lo chiama chiedendogli di vedersi perché gli doveva dire una cosa urgente. Quando i due si incontrano, Bertoli confida ad Andrea che Valerio aveva sparato a una persona e che lo aveva saputo da un altro amico loro, Manuel Incani. Quest'ultimo, ascoltato dagli inquirenti, ha confermato la versione aggiungendo di averlo confidato, inoltre, a un altro amico, Valerio Rispoli. «È troppo», dirà la mamma «meglio saperlo con voi che in mezzo a gente simile, trovatelo ho paura che stia scappando». «Lo abbiamo aiutato tante volte e anche adesso lo stiamo facendo perché questa è la cosa più giusta». Valerio da meno di 24 ore è rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, insieme a Paolo Pirino. Pur avvalendosi della facoltà di non rispondere negli uffici della Squadra Mobile di Roma di fronte a polizia e carabinieri, ha condotto gli agenti che lo hanno trovato in un hotel di Tor Cervara in quattro posti diversi tra cui quello dove si era disfatto dello zainetto rubato ad Anastasia Kylemnyk e nel luogo dove aveva gettato il tamburo della pistola che ha ucciso Sacchi e la mazza utilizzata per colpire la fidanzata.
 

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