Ostia, nella pineta delle Acque Rosse cumuli di siringhe e droga dove giocano i bambini

Ostia, nella pineta delle Acque Rosse cumuli di siringhe e droga dove giocano i bambini
Ostia, nella pineta delle Acque Rosse cumuli di siringhe e droga dove giocano i bambini
di Mirko Polisano
Martedì 23 Marzo 2021, 09:47 - Ultimo agg. 09:50
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L'albero degli orrori è stato ribattezzato così sui social. E la foto è diventata subito virale, nonostante quel tronco fosse da anni appoggiato sul terreno e infilzato di siringhe. Pratica rituale, quella dei tossicodipendenti che utilizzano la pineta delle Acque Rosse come luogo dove bucarsi per poi lasciare le siringhe con tanto di ago sul fusto della pianta. Cinquanta, cento siringhe: una sorta di tiro a segno da parte di chi fa uso di droga lasciate in bella vista in un'area verde a pochi metri dalla scuola media Parini di via delle Azzorre e molto frequentata da bambini, che seguono il percorso sterrato per una passeggiata pomeridiana o un'uscita in bici, specie in queste giornate primaverili con la scuola in Dad.

 

LA SCENA


Tutte quelle siringhe su un albero: una scena dell'orrore. Un'immagine che fa sprofondare Ostia in un vecchio incubo: quello degli anni'80, quando il mare di Roma era il bunker della droga della Capitale, dove agli angoli delle strada ancora si incontravano i tossicodipendenti con i lacci al braccio. Un tempo che ispirò il regista Claudio Caligari che scelse Ostia per girare il suo film-cult Amore Tossico, ambientato interamente sul mare di Roma. La vegetazione non curata nasconde dagli occhi indiscreti e la pineta è tornata a essere il luogo che era oltre 30 anni fa, quando da queste parti si ritrovavano i tossicodipendenti per la vendita e il consumo di eroina. Le paure sono le stesse di allora. Non c'è solo il tronco. Basta farsi un giro lungo il percorso che da via delle Azzorre porta in via Carlo Marenco di Moriondo e si possono trovare anche per terra confezioni di siringhe, flaconi e fazzoletti imbevuti di sangue.

Anche i residenti sono sul piede di guerra. «Dopo una certa ora - ammette un gruppo di abitanti - queste zone sono off limits. Abbiamo provato anche a riprendere qualche malintenzionato, ma di tutta risposta riceviamo minacce e intimidazioni». Tante le segnalazioni fatte al municipio ma rimaste ferme. «Stiamo cercando risposte da Riserva Statale, ufficio giardini e X dipartimento - ribadiscono dal locale comitato di quartiere - ma da questa situazione non riusciamo a uscirne e si consegna un pezzo della città alla delinquenza, limitando il diritto dei cittadini a vivere in tranquillità».

Ostia, siringhe e vetri, parco vietato ai bambini (Foto di Mino Ippoliti)


LE REAZIONI


I folti alberi e le alte erbacce favoriscono il ripetersi delle scene di degrado ordinario. Dalle bottiglie abbandonate ai cestini che traboccano di rifiuti sia alimentari, che cartacce e lattine. «È una vergogna - racconta la mamma di una piccola alunna che frequenta la scuola elementare di largo delle Marianne - non solo di notte ma anche di giorno. Ho paura di portare qui i miei figli». Sul caso è intervenuta anche la Lega chiedendo un'immediata bonifica dell'area. Quel tappeto di siringhe è sotto gli occhi di tutti, ma qualcuno preferisce girarsi dall'altra parte. Ostia, la droga e il ritorno dell'eroina. Tutto proprio come in «Amore Tossico», la pellicola di Caligari, che per prima raccontò alla perfezione quella tempesta di eroina e malavita, di scippi e siringhe che ha travolto Ostia e la periferia in quegli anni. Era il 1983 e anche in quel caso ai premi della critica (Festival di Venezia e poi quello di Valencia) si opposero le critiche e le polemiche degli imprenditori spalleggiati dai politici locali. Tutti insieme per boicottare il film. Per voltare lo sguardo altrove. Sono passati quasi quarant'anni da allora e nessuno sembra aver imparato la lezione.

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