Quarantene violate: «Devo lavorare, ho la partita Iva», «Vado dai nipoti». Nel Lazio mille persone in giro

D’Amato: «Questi cittadini sono un pericolo, rischiano di far aumentare i contagi»

Quarantene violate: «Devo lavorare, ho partita Iva», «Devo vedere i nipoti». Nel Lazio mille persone in giro
Quarantene violate: «Devo lavorare, ho partita Iva», «Devo vedere i nipoti». Nel Lazio mille persone in giro
di Francesco Pacifico
Venerdì 17 Dicembre 2021, 06:57 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 15:05
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C'è il trasportatore-padroncino, a partita Iva, che non vuole perdere altri incassi e dice di non potersi fermare. L'anziano che è stanco di restare chiuso in casa e di non vedere i nipotini. Il commercialista che, in tempi di scadenze fiscali, preferisce lavorare in ufficio e non in smart working, perché lì ha tutto lo storico dei suoi clienti. Tutta gente che, per motivazioni diverse, una volta entrato in contatto con un positivo, non si mette in autoisolamento come prevede la legge. E che potrebbe contagiare altre persone.

Quarantene violate: mille persone in giro

 

È allarme sul fronte del tracciamento per evitare la diffusione del Covid. A lanciarlo è l'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato: «Ci giungono troppe segnalazioni dai nostri servizi delle Asl di non collaborazione sul contact tracing e di mancato rispetto delle regole di quarantena per coloro che sono venuti in contatto con un caso positivo. Sono circa un migliaio i casi scoperti e stanno aumentando. Ricordo che bisogna stare a casa e che così si rischia soltanto di far diffondere il virus. Sono un pericolo. Il rispetto delle regole, compreso l'utilizzo della mascherina anche all'aperto dove non c'è distanziamento, è fondamentale».

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LE REGOLE
Secondo D'Amato, mai come in questa fase bisogna essere virtuosi e rigorosi. Soprattutto se non si vuol far tornare il Lazio in zona gialla dopo le feste. Senza dimenticare che in questo momento è rischio mettere ulteriore pressione sulle strutture ospedalieri: cioè aumentare i ricoverati, creando ulteriori problemi nell'assistenza alle altre patologie non Covid. Stando all'ultimo bollettino regionale, e a fronte di 52.953 tamponi molecolari e antigeni, ieri nel Lazio si sono registrati 2.652 nuovi casi positivi (+765 rispetto al giorno precedente). Di questi 1.164 si sono avuti a Roma. Più in generale ci sono stati 12 decessi (+1), 835 guariti, 805 ricoverati in area medica (-21) e 111 letti di terapia intensiva occupati. Soprattutto ieri si è avuta conferma dopo il sequenziamento dello Spallanzani di tre nuovi casi di variante Omicron: sono tre cittadini stranieri sbarcati a Fiumicino da voli provenienti da Tanzania, Belgio e Stati Uniti. «Soltanto lo scorso anno avevamo oltre 2mila ricoverati Il rapporto tra positivi e tamponi - aggiunge D'Amato - è al 5 per cento.

Scende il valore Rt: a 1.01 rispetto a 1.06 della scorsa settimana. Bisogna mantenere alta l'attenzione, perché si può ancora invertire il trend della curva». Ed evitare un cambio di colore.

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Nell'ottica del contenimento dei contagi, sempre D'Amato ha sottolineato che «l'istituto Spallanzani di Roma ribadisce l'importanza all'uso degli anticorpi monoclonali per avere un secondo argine alla variante». E ha annunciato che «da lunedì scatterà un piano per la somministrazione di queste terapie anche nei Covid hotel». Senza dimenticare la necessità di mantenere le regole basilari di distanziamento, di accelerare sulle vaccinazioni - anche ieri si sono superate le 60mila inoculazioni - e soprattutto di facilitare le attività di tracciamento. Al riguardo, dopo l'allarme di D'Amato, racconta un dirigente di una Asl romana: «Nei mesi scorsi erano principalmente i ragazzini a non comunicare - non lo facevano neppure con i genitori - se erano entrati in contatto con positivo. Oggi, meno rigorosi, sono soprattutto gli anziani che sentono il bisogno di uscire e vedere i propri cari e i quarantenni. Attraverso le nostre triangolazioni abbiamo scoperto il caso di un trasportatore che era entrato in contatto con un suo cliente che era positivo. Quando gli abbiamo comunicato la cosa, non solo ci ha risposto che già lo sapeva, ma ha chiesto di lasciarlo in pace, perché doveva lavorare. Stessa giustificazione ce l'ha data un professionista, spiegandoci di aver avvertito tutti i suoi clienti, ma che doveva andare in ufficio, e non poteva lavorare da casa, perché lì non aveva tutta la documentazione necessaria. Per questo ha preferito non ha avvertire l'Asl, come prevede la legge. E chissà in quanti, si comportano allo stesso modo, mettendo a rischio altre persone».

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