Magliana, Spada e le ndrine La Dia: Roma covo delle cosche

Magliana, Spada e le ndrine La Dia: Roma covo delle cosche
Magliana, Spada e le ndrine La Dia: Roma covo delle cosche
di Mirko Polisano
Giovedì 14 Febbraio 2019, 07:54
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Roma è un polo di attrazione per la criminalità organizzata e un crocevia di affari per le mafie locali e straniere. È un quadro inquietante quello disegnato dal focus dedicato a Roma e al suo hinterland dall'ultima Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. L'area della capitale «sede di importanti infrastrutture, di istituzioni politiche ed amministrative e di numerosissime attività commerciali - scrivono gli analisti della Dia - costituisce un polo di attrazione per la criminalità organizzata» dove alle cosche tradizionali, campane, siciliane e calabresi, si affiancano le mafie etniche per la gestione del traffico di stupefacenti, estorsioni, usura e riciclaggio. Ma tutte le organizzazioni criminali puntano su Roma: le ndrine per mimetizzarsi e proseguire nei loro traffici di droga e armi, i clan siciliani per infiltrarsi negli appalti pubblici e nella vita amministrativa della città.

I NOMI
Lo scenario è preoccupante. Pezzi della Banda della Magliana dove i vecchi affiliati, una volta tornati in libertà, hanno «ricominciato a svolgere attività delittuose in molteplici settori criminali». A Roma convivono insieme tutte le «anime» mafiose: dalle cosche Fillipone e Gallico, provenienti dal reggino e riconducibili alla ndrina Alvaro di Sinopoli che si sono inserite nel tessuto romano della ristorazione e delle acquisizioni immobiliari, a Cosa Nostra con la famiglia gelese Rinzivillo che a Roma aveva un traffico di prodotti ittici tra il Marocco, l'Italia e la Germania. I clan campani, invece, spaziano dall'Ostiense all'Esquilino, dove il territorio è controllato dal gruppo Zaza, forte dei rapporti con il clan Mazzarella.

A comandare l'Esquilino è la famiglia Giuliano del rione Forcella di Napoli, mentre il clan Senese ha un raggio d'azione che va dall'area Tuscolana-Cinecittà fino alle zone di Capannelle, Magliana e Tor Vergata. Un capitolo a sè è quello della famiglia Casamonica, di origine sinti, la cui scalata comincia negli anni 70 con l'avvicinamento alla Banda della Magliana e al suo cassiere. Le numerose inchieste degli ultimi anni hanno dimostrato che è soprattutto Ostia a far gola alla criminalità organizzata. Sul litorale hanno operato, «in posizione di sostanziale egemonia», tre gruppi delinquenziali facenti capo alle famiglie Senese, Fasciani, Spada e Triassi-Cuntrera. Preoccupa anche la presenza sempre più massiccia di diverse «mafie etniche», che conservano una struttura organizzativa definita e una dimensione transnazionale: dai sudamericani per il traffico di droga, alla manovalanza sfruttata dalla mala dell'Est Europa.

LA STRATEGIA
Una strategia «camaleontica», quella adottata dai nuovi attori della criminalità capitolina: «La complessa vicenda giudiziaria a carico del gruppo Buzzi-Carminati ha dimostrato il cambiamento metodologico dei gruppi criminali, che talora procedono affiancando all'intimidazione violenta la sopraffazione imprenditoriale e la pervasiva colonizzazione del sistema burocratico-politico. Un'organizzazione che, avvalendosi dell'interazione del metodo intimidatorio con quello corruttivo, era riuscita ad inserirsi in alcuni settori della gestione amministrativa del Comune di Roma».
 
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