«Mi hanno minacciato con un coltello, se racconti quello che ti abbiamo fatto ti uccidiamo. Poi mi hanno legato e violentato a turno». Inizia così il racconto dell'orrore di un detenuto, romano di 65 anni tossico dipendente e in carcere per reati legati allo spaccio. È l'uomo che sta scontando la pena nel carcere di Regina Coeli e che per due giorni è stato violentato dai compagni di cella: due stranieri di origine bosniaca che approfittando della scarsa sorveglianza, hanno sequestrato e abusato sessualmente del detenuto. I tre erano infatti stati trasferiti in una cella del reparto Covid del penitenziario, nella Settima Sezione, dove vengono reclusi i detenuti contagiati. Per ragioni sanitarie, non ci sono celle aperte e non viene applicata la vigilanza dinamica.
Regina Coeli, detenuto sequestrato e violentato da due compagni di reclusione: choc a Roma
L'indagine
Così come è stato già confermato, la violenza è avvenuta la scorsa settimana nella camera di pernottamento in cui i tre erano ristretti. La procura di Roma ha aperto un fascicolo per sequestro e violenza sessuale. Gli agenti della polizia penitenziaria stanno ora procedendo con accertamenti. Infatti i poliziotti dopo aver accompagnato la vittima prima in infermeria e poi in ospedale dove i medici hanno confermato le violenze subite. Quindi, hanno inviato una prima informativa. I compagni di cella invece, accusati di violenza sessuale, sono ora in isolamento.
L'allarme
«La situazione è drammatica e quanto emerso in queste ore ci preoccupa. Il sospetto è che non si tratti di un caso isolato. La vigilanza, a causa del ridotto numero di agenti di polizia è ridotta all'osso. Rischiamo che i detenuti prendano il controllo del carcere» denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe.
Sono i numeri a confermare la carenza del personale carcerario: a Regina Coeli si contano 143 unità in meno: «La vigilanza può essere garantita con un poliziotto ogni 10 detenuti. La media che registriamo da due anni a questa parte è molto più bassa, disponiamo di un agente ogni 70 carcerati» specifica il segretario Capece.
Al numero ridotto di unità, si somma l'allarme scattato per la pandemia con i focolai che a più riprese si sono registrati nelle diverse sezioni del penitenziario. L'ultimo, il più grosso che si registra nelle carceri italiane in questo momento è proprio a Regina Coeli con 211 positivi con un numero di detenuti pari a quasi 300 in più rispetto ai posti disponibili. e insieme una carenza di 143 poliziotti penitenziari rispetto quelli previsti in organico. E solo il 4% dei reclusi svolge un'attività lavorativa.