Ama non paga Malagrotta: «Il Tmb rischia la chiusura»

Ama non paga Malagrotta: «Il Tmb rischia la chiusura»
di Mauro Evangelisti
Lunedì 7 Ottobre 2019, 09:18 - Ultimo agg. 09:31
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Se Ama non ci paga, non potremo più accettare i rifiuti di Roma. È questa la sintesi della lettera che l'altro giorno è stata inviata dalla società che gestisce i due impianti di trattamento dei rifiuti di Malagrotta. In altri termini: rischiano di fermarsi perché i pagamenti dell'Ama sono in ritardo. L'allarme è stato lanciato l'altro giorno dall'amministratore giudiziario di EGiovi, Luigi Palumbo (la società è della galassia Cerroni, ma è guidata da un commissario nominato dal tribunale a causa di una inchiesta in corso) che ha scritto ad Ama, ma anche a Regione e Roma Capitale. Analoghi ritardi vengono segnalati per la società abruzzese che accoglie i rifiuti romani.

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Per quanto riguarda Malagrotta la cifra di cui si parla è 3 milioni di euro (per la precisione 3.062.585) ed è il compenso dovuto per i rifiuti lavorati in agosto. Di per sé non è un ritardo molto grave, ma il timore di Palumbo è che possa essere il segnale di una situazione di difficoltà di Ama che avrebbe una ricaduta diretta anche su EGiovi. Se Ama non paga EGiovi, EGiovi non può pagare i fornitori, a partire dagli inceneritori in giro per l'Italia dove porta parte di ciò che viene prodotto al termine della lavorazione. EGiovi inoltre deve, ovviamente, versare gli stipendi ai dipendenti e dunque un mancato pagamento - è la tesi dell'amministratore giudiziario - avrebbe conseguenze molto gravi, fino al blocco dell'operato dei due tmb che per Roma sarebbe una catastrofe, visto che a Malagrotta passa un terzo dei rifiuti indifferenziati prodotti a Roma. Spiega Palumbo: «In mancanza di riscontro non si potrà assicurare il normale servizio, avendo ricevuto numerosi solleciti di pagamento dai fornitori». Proprio con il rallentamento di Malagrotta, a causa dei lavori di manutenzione, era esplosa la grande crisi dei rifiuti di Roma di giugno e luglio. Ora i due impianti di trattamento stanno tornando alla normalità, anche se in ritardo rispetto alla tabella di marcia a causa di un incidente probatorio deciso dal tribunale: da lunedì 14 ottobre tornerà a trattare 1.000 tonnellate al giorno (più 600 alla domenica), per un totale di 6.600 alla settimana; dal 30 novembre 1.250 tonnellate al giorno (più 600 alla domenica) per un totale di 8.100 alla settimana.

Come mai Ama è in ritardo con i pagamenti? La paralisi legata ai bilanci consuntivi non approvati (l'ultimo risale al 2016) non dovrebbe avere effetti sulla liquidità in quanto - ha assicurato Roma Capitale - ogni mese il Campidoglio versa 59 milioni di euro, vale a dire quanto dovuto dal contratto di servizio (coperto con la Tari pagata dai romani). Ieri non è stato possibile avere un commento da Ama, ma ufficiosamente trapela che presto tutti i pagamenti saranno regolarizzati e che non vi è alcuna emergenza. Va detto che il cda formato da Melara, Longoni e Ranieri, dimessosi il primo ottobre, aveva considerato il contratto con EGiovi strategico, per cui i pagamenti avevano una priorità ed erano sempre stati puntuali. Dopo l'addio del consiglio di amministrazione, il nuovo amministratore unico, Stefano Zaghis, entrato in carica ufficialmente giovedì scorso, dovrà riportare ordine anche su questo fronte. Anche perché il campanello di allarme scattato con la lettera inviata da EGiovi, potrebbe preoccupare altri fornitori da cui dipende quasi completamente lo smaltimento dei rifiuti raccolti ogni giorno a Roma. Una cosa è certa: se si dovesse bloccare di nuovo Malagrotta, con il Tmb di Ama di Rocca Cencia che ha necessità di manutenzione, per la città sarebbe una catastrofe.
 

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