Roma, ristoranti in ginocchio: trenta locali chiusi in una settimana. Insostenibili gli aumenti delle bollette e delle materie prime

Confesercenti: «Altre 120 attività potrebbero non arrivare a fine mese»

Roma, ristoranti in ginocchio: trenta locali chiusi in una settimana
Roma, ristoranti in ginocchio: trenta locali chiusi in una settimana
di Giampiero Valenza
Martedì 13 Settembre 2022, 00:17 - Ultimo agg. 15 Settembre, 16:42
3 Minuti di Lettura

Il prezzo più grande Roma forse lo sta pagando ora. Al rientro dalle ferie di agosto molte attività legate alla ristorazione non stanno più riaprendo. Secondo una stima di Fiepet Confesercenti, la Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici, almeno trenta nell’ultima settimana si sono trovati costretti a chiudere a chiave, per l’ultima volta, la porta d’ingresso. 
È capitato a Settimio in via del Pellegrino. Tra qualche giorno toccherà a Qui nun se more mai sull’Appia Antica. Ma nel corso di questo periodo, tormentato dalla pandemia di Covid-19 e dalla crisi energetica, hanno chiuso attività come Ulisse, in via Giuseppe Ferrari a Prati e, tra le prime a farlo, La Fraschetta di via San Francesco a Ripa, a Trastevere.  Rincari, aumenti dei costi delle materie prime, gli affitti, pesano sempre più sui bilanci di un’azienda di ristorazione. I numeri dell’associazione di categoria fanno emergere una condizione davvero dura, fotografata proprio nella prima settimana di settembre alla ripresa del lavoro. «In trenta hanno già chiuso. Altri hanno prolungato le ferie. E 120, da qui a fine mese, sono a rischio di chiusura definitiva», commenta Claudio Pica, che della Fiepet Confesercenti capitolina ne è il presidente. 

I PREZZI

Nel frattempo, i menù sono già stati ritoccati al rialzo, anche per i piatti classici della cucina romana: amatriciana, carbonara e cacio e pepe ormai al ristorante non si vendono più agli stessi prezzi di un anno fa. «Solo per i prodotti di un’amatriciana ci volevano tre euro, oggi ne servono 5,50.

Questo significa che mediamente un cliente, a meno di dodici euro, oggi un piatto simile fa fatica a trovarlo al ristorante - prosegue Pica - Ma non c’è solo questo. Per i gelati la metà delle attività ha alzato il prezzo del cono piccolo, altri invece hanno ridotto le quantità di coni e coppette. Sui caffè, invece, ci aspettiamo ad ottobre che tutti i bar arrivino a un euro e venti centesimi per il classico espresso». Il presidente di Fiepet lancia già qualche indicazione ai suoi, per cercare di resistere maggiormente ai rincari: «Bisogna andare a rivedere le fasce orarie d’attività e nel frattempo offrire menù più stagionali, adattando le offerte commerciali su base settimanale - continua Pica - Oggi, per esempio, i funghi porcini si trovano. Ma se si trovano nel menù anche a giugno o a settembre di sicuro i prezzi devono aumentare». 

 

IL CONFRONTO

Il tema degli esercenti in crisi è anche all’attenzione del Campidoglio. «Facciamo costanti incontri con le associazioni di categoria per capire come rispondere a questo fenomeno - dice l’assessora alle Attività Produttive, Monica Lucarelli - Roma non può permettersi di far chiudere le sue attività storiche», Una corsa contro il tempo che passa e la crisi che morde sempre di più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA