Roma, case ai rom: tensioni a Casal Bruciato, il piano della Raggi non ferma le proteste

Roma, case ai rom: tensioni a Casal Bruciato, il piano della Raggi non ferma le proteste
Roma, case ai rom: tensioni a Casal Bruciato, il piano della Raggi non ferma le proteste
di Alessia Marani
Martedì 7 Maggio 2019, 09:11 - Ultimo agg. 12:15
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Ci risiamo. A Roma, ancora una volta nel quartiere popolare di Casal Bruciato, periferia Est, il Comune assegna una casa popolare a una famiglia rom ed esplode la protesta degli abitanti, rinfocolati da CasaPound. A duecento metri da via Facchinetti dove neanche un mese fa le barricate riuscirono a cacciare via la famiglia di Agan e Rasema, il Dipartimento alle Politiche Abitative ieri ha consegnato le chiavi a Imer, anche lui bosniaco, 40 anni, parente di Agan e padre di ben 12 figli, il più piccolo di 2 anni, il più grande di 21.

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La moglie racconta: «Giovedì, quando mi hanno chiamato per darmi definitivamente l'alloggio, io l'ho ribadito: là è troppo pericoloso, dateci casa in un posto più discreto. Mi hanno detto di stare tranquilla, e invece eccoci qua». Ieri quando verso le 9,30 scortati dai vigili urbani del IV Gruppo Tiburtino e dai poliziotti del Commissariato Sant'Ippolito, Imer, la moglie e i dodici figli hanno fatto il loro ingresso nel maxi-cortile (con il solaio pericolante, come avvisano le scritte sul selciato) sono stati accolti tra i volti scuri degli inquilini affacciati dai palazzoni a otto piani. Subito è iniziato il picchetto di CasaPound, con decine di inquilini arrivati a dare man forte soprattutto nel pomeriggio. «Coi megafoni hanno urlato che dobbiamo andarcene, i bambini sono terrorizzati», racconta Imer nel grande appartamento al secondo piano, ancora senza luce e con due materassi a terra. Intorno alle 20 riuscirà a scendere al supermercato, accompagnato da una mediatrice culturale dell'Opera Nomadi, per comprare acqua, pane e latte. Non sono mancate le minacce: «A me una famiglia di madre, padre e due figli, anche se so' zingari, mi va bene pure - grida un condomino - ma un campo nomadi, un asilo nido, sopra la testa non me lo puoi mettere. Perché la prima notte non dormo io, poi non dormono loro». Qualcuno aggiunge: «Vi tiriamo una bomba». E una donna, Teresa, dice: «Molti di noi hanno riscattato queste case con grandi sacrifici, paghiamo i mutui e adesso ci piazzano dentro i rom».
 


EMERGENZA CAMPI
Imer ha vissuto per 15 anni al campo di Tor de' Cenci, periferia Sud, falcidiato dalle faide tra diverse etnie e poi chiuso. Da sette viveva nel campo de La Barbuta tra i primi che il Campidoglio deve chiudere. Lo stesso dove sono tornati Agan, la moglie e i figli, dopo avere rinunciato all'alloggio di via Facchinetti in attesa di una nuova sistemazione. Dove? Quella alternativa proposta, a Pomezia, l'hanno già trovata occupata. Imer e la moglie, la richiesta per la casa popolare l'avevano presentata nel 2017. C'è un meccanismo per lo scorrimento delle graduatorie comunali per cui si accumula un punteggio maggiore se ci si trova in una situazione di fragilità e se si hanno molti figli. Motivo per cui da ottobre più di venti alloggi sono stati assegnati a famiglie rom e altri 50 devono essere consegnati entro l'anno. Ma a ogni assegnazione divampa la protesta. «Nella zona, altre assegnazioni ci sono state in via Shopenhauer e in via Mozart», afferma CasaPound. Dice Stefano Borrelli, uno degli attivisti: «La politica mette davanti a tutti immigrati e rom dimenticando gli italiani e rendendo le periferie dei ghetti». Il presidio anti-rom è proseguito in nottata, in piazza Balsamo Crivelli è rimasta la camionetta del Raparto Mobile della polizia, per oggi è prevista una nuova manifestazione spontanea, mentre domani una ufficiale. Imer avrebbe voluto andarsene. «Ma poi - spiega Patrizia, la mediatrice - gli è stato detto che andarsene sarebbe stata una sconfitta e allora deve rimanere. Qualcuno ha fatto trapelare la notizia del loro arrivo». La sindaca Virginia Raggi, in serata, ha replicato aspramente a CasaPonud: «Rispettino le leggi dello Stato italiano. La verità è che speculano sulla pelle delle persone e, intanto, occupano abusivamente un palazzo in pieno centro a Roma», riferendosi alla sede del partito in via Napoleone III. In Campidoglio, intanto, si sta ragionando sull'ipotesi di trasferire la famiglia di Imer altrove, nel caso di un reale pericolo per la sicurezza.
 

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