Roma, bruciato dalla compagna in balcone, lei lo aveva vegliato morto da Natale

Roma, bruciato dalla compagna in balcone, lei lo aveva vegliato morto da Natale
di Marco De Risi e Alessia Marani
Martedì 5 Maggio 2020, 07:50
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«Boris? Non lo abbiamo più visto da Natale. Non portava più a spasso i due cagnolini. Anzi quegli animali stavano sempre in casa o erano in balcone dove facevano i bisogni. Ogni tanto si sentiva una puzza nauseabonda. Avevamo chiamato l'amministratrice di sostegno della signora Maria Carla M. perché capisse cosa stava succedendo. Poi domenica mattina siamo saliti con la dirimpettaia di Boris e Maria Carla al terzo piano, ci siamo affacciati e abbiamo visto il cadavere bruciato nel balcone. Troppo tardi». Più che una testimonianza, sembra un racconto dell'orrore quello di una coppia di inquilini della palazzina di via Mario Fani, dove i carabinieri domenica hanno rinvenuto il corpo carbonizzato di un uomo ancora non ufficialmente identificato, ma che con tutta probabilità è Boris Crnic, sloveno di 59 anni, convivente dell'anziana.

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AVVOLTO NELLA COPERTA
Non è solo la coppia di vicini, nel palazzo, a ritenere che la morte dell'uomo risalga addirittura a mesi fa. «Ricordo di averlo visto ai primi di gennaio, ma era comunque il periodo delle vacanze di Natale», afferma un'altra signora. Oggi si svolgerà l'autopsia, dalla quale gli inquirenti si aspettano ulteriori elementi per chiarire che cosa sia avvenuto nell'abitazione dell'ex bancaria di 71 anni in cura presso la Asl per problemi psichiatrici. Boris era da anni il suo compagno. «Non credo avesse un lavoro, spesso era nei bar a bere», spiega un altro vicino. Il pm Pierluigi Cipolla ha indagato la donna per occultamento di cadavere non per omicidio.
L'ipotesi è che l'uomo sia spirato per un tumore di cui era malato e che lei lo abbia prima vegliato da moribondo, poi da morto, per chissà quanto tempo, finché l'odore della decomposizione era ormai insopportabile; che lo abbia avvolto con una coperta, trascinato fuori e arso nella notte tra sabato e domenica.

IL PIEDE
A scorgere un piede carbonizzato è stata prima la figlia 11enne dei dirimpettai. È stata la stessa 71enne a dare questa versione dei fatti ai carabinieri della Compagnia Trionfale, diretti da Nicola Quartarone. «Si era sentito male ed è caduto sbattendo la testa. Era morto, io l'ho solo bruciato perché puzzava». Una storia di degrado ed emarginazione. Qualcuno ricorda che Maria Carla da giovane fosse brillante e istruita, «aveva due lauree». Poi è subentrato il disagio psichico, un figlio in istituto per problemi simili, l'avvocatessa che le faceva da tutor e che negli ultimi due mesi di emergenza Covid non era più venuta a Roma. In passato, Maria Carla era stata sottoposta a un tso, a fine marzo gli assistenti sanitari erano andati a sincerarsi che tutto andasse bene perché i vicini si lamentavano per i cani: «Tutto ok», aveva risposto dal terrazzo.
Maria Carla è figlia unica, è rimasta sola. «Una volta l'ho intravista ed era trasandata, le era cresciuta persino la barba, sembrava la strega di Biancaneve», ricorda una vicina.

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