Omicidio del Laurentino, sedici anni a un romeno: «Uccise a colpi di spranga»

Omicidio del Laurentino sedici anni a un romeno «Uccise a colpi di spranga»
Omicidio del Laurentino sedici anni a un romeno ​«Uccise a colpi di spranga»
di Adelaide Pierucci
Lunedì 28 Dicembre 2020, 10:55
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Era andato a controllare il suo orto, al Laurentino, dopo giorni di acquazzoni, nel fosso che lo costeggia, aveva visto il corpo di un uomo. Tra i rami, i resti di un materasso, un tronco e i detriti trascinati dalla corrente, era spuntata una gamba. Era il 12 maggio 2019. Domenico D’Annunzio, un romano del quartiere, inorridito aveva chiamato la polizia. Per dare un nome al cadavere e accertare perché si trovasse lì ci sono voluti giorni. Il morto era Neculai Rosu, 55 anni, un romeno sbandato e attaccabrighe, che viveva a Santa Palomba. E non era caduto accidentalmente nel fossato, ma era stato buttato nei pressi del ponticello di via Casali di San Sisto dopo essere stato pestato con un bastone e una spranga di ferro, malmenato durante una grigliata tra amici che vivevano in capanne di fortuna nei paraggi, e punito per la sua violenza. Per quell’omicidio dovrà ora scontare 16 anni di carcere Stefan Dorel Monteanu, 37 anni, incensurato, pure lui romeno, mentre il fratello Ioan, 41 anni, finito a processo sempre per omicidio volontario, è stato assolto. La sentenza, appena depositata, infatti, ha stravolto la ricostruzione dell’accusa.

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Per la procura, Rosu, già malconcio per le botte, era morto nella caduta nel fosso.

Mentre per la III Corte di Assise, presieduta da Paola Roja, la vittima era già morta quando è stata gettata, cosicché ha considerato omicida esclusivamente chi aveva sferrato le sprangate, ossia Stefan, e innocente Ioan, che si era limitato ad aiutare il fratello a disfarsi del cadavere. Sul caso, a breve, potrebbe aprirsi un secondo processo. Risolta (almeno in primo grado) la responsabilità dell’omicidio, i due fratelli potrebbero ritrovarsi in aula per l’occultamento di cadavere, visto che la Corte ha rinviato gli atti al pm per la nuova imputazione. Il sostituto Edmondo de Gregorio, che aveva tenuto conto delle conclusioni autoptiche, invece, aveva chiesto per i due fratelli rispettivamente 21 e 14 anni di carcere. Ioan Munteanu, noto come Cristian, difeso dall’avvocato Concetta Alvaro, si era disperato per quell’accusa. «Era morto. Io non ho nemmeno partecipato alla lite». Per l’avvocato Antonio Lazzara, invece, Stefan, il suo assistito, aveva raccontato da subito la verità, ossia che l’omicidio fosse avvenuto prima della precipitazione e a causa di uno scatto di rabbia, durante l’ennesima lite con Rosu. «A Natale mi ha pestato senza motivo - aveva raccontato Stefan - Sono finito in ospedale per settimane. E quella notte voleva fare altrettanto con un amico, per di più invalido. Mi sono intromesso per difenderlo. Eravamo ubriachi, volevo dargli una lezione e ho perso il controllo». Per l’imputato la Corte ha riconosciuto le circostanze attenuanti «in considerazione del contesto di profondo degrado e precarietà esistenziale in cui l’azione omicida si è consumata e per il contegno tenuto dall’imputato durante il procedimento».

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