Roma, il suk intorno al Colosseo, erbacce e rifiuti sul belvedere

Roma, il suk intorno al Colosseo, erbacce e rifiuti sul belvedere
di Laura Larcan
Giovedì 2 Luglio 2020, 00:11
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Rifiuti in bella vista. O meglio, belvedere con affaccio sulla discarica. Non è certo una passeggiata plastic free quella che offrono i dintorni del Colosseo, lui monumento simbolo di Roma e d’Italia, uscito con orgoglio dal lockdown cercando di riconquistare con la sua bellezza millenaria l’attenzione del pubblico, ma che suo malgrado si ritrova assediato dal degrado e dalla sciatteria. La piazza dell’Anfiteatro Flavio e del suo parco archeologico si è svuotata dalla massa di turisti stranieri, ma l’area urbana che la incornicia resta nell’incuria, puntellata dai resti di bivacchi selvaggi, vegetazione incolta, discariche a cielo aperto.

ROVINE TRA I RIFIUTI
Basta osservare tutto il complesso delle pendici del Colle Oppio, tra Largo Agnesi, via Nicola Salvi e via dei Fori Imperiali, per avere un impatto immediato con la sciatteria. Murature e pilastri monumentali della cosiddetta Porticus, la struttura porticata che circondava duemila anni fa il Colosseo, sono uno spettacolo impietoso. Le aiuole languono nell’assenza di decoro, l’erba è alta, il fogliame è secco, lungo i resti archeologici si annida spazzatura di ogni tipo. Bottiglie di birra, lattine, plasticacce, il palo di un cartello appare divelto e lasciato a terra accanto a frammenti di cemento. Uno scenario desolante di cartacce, bicchieri abbandonati tra i cespugli, cartoni. Sparse tra le foglie si trovano anche mascherine, come segni dell’epoca coronavirus. In piena terrazza panoramica spuntano una cassetta di legno, buste, avanti di cibo, che sembrano lasciati qui a marcire da giorni, da settimane. E sì che a pochi metri si staglia la facciata Nord del Colosseo, quella perfetta e integra, a regalare un picco di vertigine. Scenario agognato da registi e pubblicitari di tutto il mondo. Come a dire, una grande bellezza, corteggiata da una bruttezza infinita.

L’INGORGO DEL SUK
«Che peccato, uno viene qui a vedere il Colosseo e poi trovi tutto questo intorno», commenta un fotografo di scena, originario di Milano e residente a Roma. Sono tornati anche gli ambulanti. Il suk è allestito tra la terrazza di largo Agnesi, proprio sopra la fermata della metropolitana, e la scalinata che scende sui Fori Imperiali. Tappeti a terra e merce esposta, il mercatino va in scena sui gradini: si vende cappelli, selfie stick, powerbank, caricabatterie, ma anche souvenir paccottiglia. Una piccola legione di ambulanti presidia le scale. Creano un piccolo ingorgo. Chi passa deve eseguire una chicane forzata. Nessuno indossa la mascherina anti-Covid, qualcuno ce l’ha, ma è abbassata sotto al mento. Qualche metro più su, viale del Colle Oppio offre uno scenario campagnolo. I prati sono rivestiti di erba alta, infestante. Intorno alle murature delle Terme di Traiano e soprattutto intorno al cantiere del “Criptoportico”, in consegna alla Sovrintendenza capitolina, complesso sotterraneo tra i più straordinari di Roma (la galleria che sosteneva le soprastanti Terme e che nell’estate del 2011 svelò un monumentale mosaico parietale). Che appare fermo. E si aspetta da tempo la sua apertura, anche perché la delibera sulle “tariffe” approvata dalla giunta Raggi annunciava i nuovi biglietti per la visita alla galleria del Colle Oppio (10 euro). Via Cesare Ceradini riserva uno spettacolo ameno. Più campagna che parco urbano. Decoro, questo sconosciuto. Le strisce gialle di Roma Capitale languono a terra abbandonate: un tempo transennavano un quadrilatero tra alberi e pali, racchiudendo un’area di rami pericolanti. Spuntano vecchie recinzioni di cantiere, da viale Eulero (tutto fiori, cartacce e carcasse di piccioni) e viale della Domus Aurea.

L’AREA ARCHEOLOGICA
Nel Ludus Magnus, la caserma dei Gladiatori del Colosseo, area archeologica comunale, si beve e si lancia la bottiglia di vetro. Il nuovo sport del bivacco notturno capitolino all’ombra dell’Anfiteatro Flavio. Il complesso monumentale, tra i più suggestivi della città, appare una discarica a cielo aperto. Sul lato di via San Giovanni in Laterano. Decine e decine di bottiglie di birra giacciono a terra tra plastiche, lattine, cartoni di pizza, bicchieri. Un folle vezzo, quello di consumare alcol e gettare i contenitori nel sito, per centrare il bersaglio, negli ambienti incorniciati delle millenarie murature. Sul versante del Celio, lo scenario cambia poco. Anzi. La staccionata della collinetta di fronte al Colosseo, lungo via Celio Vibenna, è spaccata: la sorreggono logore strisce gialle di Roma Capitale. Lungo viale del Parco del Celio la vegetazione infestante divora le rovine. Qui si attende ancora l’apertura dell’Antiquarium con il parco archeologico del Celio, annunciata dalla sovrintendenza Capitolina (con tanto di bigliettazione a 6,50 euro). Si incontra invece qualche giaciglio di clochard. L’area è un classico esempio di occasione mancata: desolazione, nonostante offra una vista ravvicinata sulla facciata sud del Colosseo e una panoramica sulle pedici del Palatino. Nessuna cura per il verde, zero arredo urbano, neanche una panchina. E stride questo versante del Celio con i perfetti viali del Palatino, al di là di via di San Gregorio, impreziositi di ulivi.

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