Roma, comunali: controlli sul Green pass anche per chi lavora a casa

Direttiva dei municipi: «Verifiche sullo smart working, non solo in ufficio»

Roma, comunali: controlli sul Green pass anche per chi lavora a casa
Roma, comunali: controlli sul Green pass anche per chi lavora a casa
di Lorenzo De Cicco
Venerdì 22 Ottobre 2021, 00:18
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Controlli sul Green pass anche per i travet a casa. Nei municipi di Roma piovono direttive sulla carta verde, in attesa di capire chi prenderà le redini dell’assessorato al Personale del Campidoglio, postazione chiave per governare l’esercito dei 24mila dipendenti comunali. Alcuni distretti hanno previsto verifiche anche sui lavoratori in smart working, mossa sgradita ai bellicosi sindacati interni. Che infatti già minacciano: andiamo dal giudice.

Al IX municipio, la circoscrizione dell’Eur e del Torrino, 641 dipendenti più le insegnanti di nidi e materne, la direttrice dell’ufficio Affari Generali, Gabriella Saracino, ha spedito una circolare ai vertici della Direzione Socio Educativa (insomma della scuola), alla direzione tecnica e a tutti i funzionari.

Nella lettera c’è scritto che il possesso del Green pass «è la condizione necessaria per l’accesso al luogo di lavoro» ma anche «per lo svolgimento della prestazione lavorativa effettuata in modalità agile da remoto, senza alcuna deroga». Non è solo un pro-forma. Nella parte del provvedimento in cui spiega come saranno realizzati i controlli, si legge che «l’accertamento potrà essere effettuato durante la giornata lavorativa sia in presenza che in lavoro agile». Con le stesse conseguenze: «Qualora per il dipendente venga accertata la situazione di irregolarità circa il possesso del Green pass, sarà considerato assente ingiustificato con l’avvio della procedura sanzionatoria prevista».

Una doccia gelata per la quota di impiegati, geometri, contabili e vigili urbani, che sperava di rimanere in modalità smart, pur di non vaccinarsi. Dati certi sul tasso di immunizzazione nel corpaccione dei “capitolini” non ci sono, il dipartimento delle Risorse umane per ragioni di privacy non ha mai condotto un’indagine. Ma tra i sindacati circolano alcune stime. Secondo la Cisl Funzione pubblica, il 20% dei dipendenti non ha mai chiesto la dose. In centinaia si sono messi in ferie, hanno sfruttato i permessi, oppure hanno strappato tempestivi certificati medici. Ma prima o poi dovranno rientrare. E lo smart working era l’ultima carta per scansare l’iniezione anti-virus.

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Battaglia legale

Si vedrà quale sarà l’orientamento della nuova amministrazione di Gualtieri, ma intanto i sindacati rumoreggiano. Sono convinti che «il possesso del certificato verde e la sua esibizione siano condizioni che devono essere soddisfatte esclusivamente al momento dell’accesso al luogo di lavoro, evento non richiesto al lavoratore posto legittimamente in smart working». Con una lettera spedita ieri, Giuliano Contaldi, responsabile della Cisl Fp del Comune di Roma, ha chiesto al municipio di «rettificare, chiarendo che il personale posto in smart working non possa essere chiamato alla verifica del Green pass». È nell’aria una battaglia legale. Sempre la Cisl ha dato 3 giorni di tempo ai dirigenti per cambiare le direttive, altrimenti «adirà le previste forme di contrapposizione, non escludendo il ricorso alle vie legali e l’interessamento del giudice di riferimento». 

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