C'è un indagato per la morte di Graziella Bartolotta, la 68enne trovata senza vita martedì pomeriggio nel bagno della sua casa di Tor San Lorenzo, ad Ardea, in una pozza di sangue e con una profonda ferita alla testa. Si tratta del figlio della vittima, Fabrizio Rocchi, 48 anni, l'ultimo ad aver visto la madre viva, la mattina della tragedia. L'uomo era certo di essere il sospettato numero uno, ma fino a mercoledì sera non risultava formalmente oggetto di indagine. Ieri mattina i militari della compagnia di Anzio si sono presentati presso la sua villetta trifamiliare di via del Pettirosso, la stessa in cui al piano superiore abitava la madre, per notificargli l'elezione di domicilio, su delega della procura di Velletri. «Un atto dovuto», fanno sapere gli inquirenti. L'ipotesi di reato è gravissima: omicidio.
Il giallo
Sono tanti i punti da chiarire.
Dalla casa non mancherebbe nulla, non ci sono segni di effrazione, ma c'è da dire che le finestre della casa erano aperte e il muro di cinta si scavalca senza problemi. Un eventuale malvivente sarebbe potuto entrare da lì. Eppure, le telecamere private del condominio hanno ripreso solo il passaggio del figlio: «Sono entrato una prima volta per salutare mamma, ci siamo presi un caffè e abbiamo fumato una sigaretta ha raccontato Fabrizio mercoledì sera l'ho salutata e sono uscito, ma mi ero accorto di aver dimenticato il planning degli appuntamenti, così sono rientrato in casa, l'ho preso e sono riuscito».
Erano le 8.45. Da quel momento più nessuno sarebbe entrato in quella casa, fino all'arrivo di Loredana alle 15. Lo dicono i testimoni e anche le immagini della videosorveglianza. «I carabinieri mi hanno chiesto se avessi ucciso mia madre dice ancora Fabrizio no, non l'ho uccisa, non avrei mai potuto farlo, abbiamo comprato casa vicini così da potermi prendere cura di lei. Mi hanno anche detto che facevo bene a confessare, se sono davvero io il colpevole. Avrei fatto solo tre anni di carcere anziché trenta, ma io tutto quello che sapevo l'ho detto. Se devo farmi trent'anni, mi farò trent'anni ma non posso confessare un crimine che non ho commesso». Rocchi ha anche giustificato i graffi su volto e braccia, altro elemento che ha insospettito gli inquirenti. «Sono un giardiniere, sto lavorando alla manutenzione di un roseto», ha spiegato.
L'autopsia
Intanto il corpo della donna è al policlinico di Tor Vergata. Il sostituto procuratore Bufano ha conferito ieri sera al medico legale l'incarico per l'autopsia, che sarà svolta nella giornata di oggi e grazie alla quale i carabinieri di Anzio sperano di diradare la nebbia che avvolge ancora la vicenda.