Sfregiata e tenuta prigioniera dal marito folle di gelosia: «Prima o poi ti uccido»

Sfregiata e tenuta prigioniera dal marito folle di gelosia: «Prima o poi ti uccido»
di Adelaide Pierucci
Venerdì 26 Aprile 2019, 08:16
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L'ha maltrattata per anni, finché una sera, folle di gelosia e con la mente annebbiata dagli stupefacenti che aveva appena assunto, l'ha aggredita e picchiata con violenza. Pugni e calci in faccia, anche mentre la donna era rannicchiata in terra. L'ha minacciata con un coltello, l'ha ferita a un braccio. E le ha provocato due sfregi che non si cancelleranno mai dal volto: le cicatrici, intorno a un occhio, sono permanenti. Poi, le ha sottratto il cellulare, per impedirle di chiedere aiuto, e per quattro giorni l'ha tenuta prigioniera nella loro camera da letto. Dopo averla liberata ha smontato le porte di casa per tenerla sotto controllo. Ora, il marito violento, dopo essere stato arrestato, è finito sotto processo con accuse pesantissime: maltrattamenti in famiglia, lesioni e sequestro di persona. Quando la pm Olivia Mandolesi, in aula, ha visto le cicatrici sul volto della donna, ha contestato all'imputato un'aggravante specifica.

LA RELAZIONE
Lui, Cesare P., è un quarantaseienne di Tor Pignattara, con precedenti e tossicodipendente. Si conoscono e si frequentano per più di venti anni. Da quattro sono anche sposati. Dopo i primi mesi d'amore, per la vittima quella relazione si è trasformata in un incubo. L'imputato era sempre più violento e aggressivo. Quando tornava a casa, invece di abbracciarla, aveva iniziato a insultarla e, poi, a minacciarla. Con la dipendenza dalla droga il suo carattere era diventato ancora più irascibile, sembrava quasi odiarla. E, soprattutto, aveva perso la testa perché sosteneva che lei stesse frequentando qualcun altro.

LE MINACCE
«Fai schifo», le ha urlato una sera. Poi, erano arrivate le minacce, tutte quante riportate nel capo di imputazione: «T'ammazzo». Lei non aveva mai pensato che il marito avrebbe davvero potuto oltrepassare i limiti. Finché un pomeriggio, il 31 ottobre del 2018, aveva impugnato un coltello con una lama lunga oltre venti centimetri. Era folle di gelosia, temeva che lei lo stesse tradendo. Ha minacciato di ucciderla. Poi, l'ha colpita su un braccio. «Sto taglio non è niente, t'ammazzo», le ha detto. Qualche giorno dopo, l'ha sequestrata.

CHIUSA A CHIAVE
L'ha aggredita di nuovo, l'ha picchiata. L'ha afferrata per i capelli e, dopo averle sfilato di mano il cellulare, l'ha chiusa a chiave in bagno. Poche ore dopo, l'ha segregata nella camera da letto, impedendole di uscire. Non le ha restituito il telefono, aveva paura che lei potesse chiedere aiuto o chiamare la polizia. L'ha colpita in faccia con calci e pugni talmente violenti da provocarle due lesioni permanenti: una sullo zigomo destro e l'altra sul sopracciglio sinistro. Visto che le impediva di uscire, le ferite si erano rimarginate da sole, senza cure mediche.

LA DENUNCIA
I maltrattamenti sono continuati fino al novembre dello scorso anno, quando la donna, dopo l'ultimo episodio di violenza, ha preso coraggio e ha deciso di sporgere denuncia, assistita dall'avvocato Geraldine Pagano. Aveva capito che restando in quella casa avrebbe potuto morire. Mentre lui dormiva, è scappata dall'abitazione trasformata in prigione ed è andata a chiedere aiuto in un bar. Lì, ha telefonato ai carabinieri e ha raccontato di quegli anni di violenze. Il marito violento è stato arrestato. Ora è finito sotto processo.

 
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