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Fase 2 Roma, su bus e metro distanze e mascherine. Ma niente controllori

Fase 2 Roma, su bus e metro distanze e mascherine. Ma niente controllori
Fase 2 Roma, su bus e metro distanze e mascherine. Ma niente controllori
di Camilla Mozzetti e Francesco Pacifico
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 1 Maggio 2020, 11:01
3 Minuti di Lettura

Per salire a bordo dei mezzi pubblici - siano essi bus, tram, vagoni della metro - sarà obbligatorio usare le mascherine (non solo quelle chirurgiche ma anche quelle in tessuto) e si dovranno mantenere le distanze di almeno un metro tra un passeggero e l'altro. Ma chi controllerà il rispetto delle regole? L'Atac mercoledì ha già fatto sapere di non essere in grado di garantire le verifiche con 250 controllori.

L'azienda non ha i numeri e ci si dovrà affidare alla responsabilità individuale degli utenti. Se l'azienda già da due giorni ha iniziato a tappezzare i sedili dei bus con adesivi che informano dove ci si può e dove non è permesso sedersi, non ci saranno verificatori che affiancheranno gli autisti durante le corse. Come fare allora ad avere la certezza che vengano usati - sempre e da tutti - i dispositivi di sicurezza e che le distanze siano rispettate?

L'autista potrebbe contare le persone che salgono sui bus, alcune vetture della flotta Atac (400 su circa 1.400) hanno dispositivi fotocellula che contano gli ingressi e che sono collegate alla sala operativa dell'azienda. Ma a parte questo, nessun dispositivo - tecnico o umano - è stato messo in atto al momento per impedire che le vetture si riempiano oltre i limiti calcolati. Il personale non basta. La sindaca Raggi intanto ha scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al sottosegretario Riccardo Fraccaro per chiedere «navette» per i dipendenti pubblici al fine di decongestionare Roma dal traffico nella fase della ripartenza.

I VERIFICATORI
L'Atac dopo una trattativa con i sindacati è riuscita a isolare sulla carta 900 persone da richiamare dalla solidarietà che effettivamente scenderanno poi a 500 considerando le percentuali possibili di rientro e l'effettiva presenza fisica su piazza. E queste figure - verificatori e ausiliari del traffico - saranno dislocate in prossimità dei capolinea principali e delle stazioni della metro - non più di 60 sulle 125 totali - con il compito di verificare gli ingressi, impedire che salgano più persone e dare informazioni all'utenza.

Lo sforzo non garantirà anche a terra un controllo capillare. In tutta la città ci sono infatti 8 mila fermate solo dei bus e controllarne una a una significherebbe avere altre 8 mila persone impegnate ogni giorno nelle verifiche. E durante i tragitti soprattutto quelli dei bus che attraversano Roma per chilometri e chilometri? Il risultato lo spiegano i sindacati: «L'assistenza sarà garantita solo nelle stazioni e nei capolinea con maggior afflusso di passeggeri - spiega Daniele Fuligni dalla Filt Cgil - La periferia rischia di non avere una adeguata assistenza in un momento di parziale riapertura delle attività lavorative che sarà caratterizzato dalla imprevedibilità dei flussi di passeggeri».

L'autista - come già previsto nel caso di risse a bordo o aggressioni - potrà allertare la sala operativa dell'Atac o direttamente le forze dell'ordine. Le volanti di polizia o le gazzelle dei carabinieri più vicine potranno intervenire e nel caso far scendere le persone. L'unica speranza per evitare le resse a bordo soprattutto nelle ore di punta è che il numero dei potenziali utenti resti basso anche a fronte dei posti disponibili ogni giorno. In base al riordino per la sicurezza anti-Covid 19, infatti, sono saltati solo per i bus 300 mila posti al giorno.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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