Roma, focolaio al S. Raffaele, la Regione isola la struttura

Roma, focolaio al S. Raffaele, la Regione isola la struttura
Roma, focolaio al S. Raffaele, la Regione isola la struttura
di Alessia Marani
Sabato 6 Giugno 2020, 12:34 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 02:23
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Un decesso, tredici persone finora positive al tampone, tra cui due operatori, undici pazienti già trasferiti nei Covid hospital della Capitale. Proprio mentre l'Italia riparte e i confini tra le regioni si spalancano, a Roma ritornano scene che si pensavano archiviate. Da ieri la clinica San Raffaele di via della Pisana, al Portuense, è isolata causa coronavirus. Come era già successo, ad aprile, a una clinica dello stesso gruppo nel comune di Rocca di Papa.

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All'interno dell'Irccs, Istituto di ricovero e cura a scopo scientifico, centro di riabilitazione motoria, neuromotoria e soprattutto cardiologica, nessuno entra e nessuno esce se non autorizzato dalla Asl. Le accettazioni erano state già bloccate giovedì. In serata oltre alla polizia che dal pomeriggio ha presidiato l'edificio, sono arrivati anche i blindati dell'Esercito a rafforzare il cordone sanitario predisposto dalla Prefettura su input della sanità regionale. Una piccola zona rossa dentro i confini del Raccordo anulare e neanche troppo distante dalla sede del Consiglio regionale del Lazio.

A occuparsi del cluster che gli esperti considerano «serio», sono sei squadre di medici Uscar, le unità di pronto intervento allestite per l'emergenza Covid, che al termine della giornata di ieri avevano già eseguito almeno 300 tamponi a pazienti, operatori e medici della struttura. Undici degenti sono stati trasferiti, il tampone post mortem effettuati su un anziano affetto da pluripatologie ha evidenziato la presenza del virus.

LO SCREENING
Un'indagine epidemiologica molto minuziosa è in corso per capire come possa essere nato il focolaio in un presidio sanitario che, come sottolinea l'azienda stessa, «ha da tempo predisposto tutte le misure di prevenzione e contrasto al Covid con percorsi separati di ingresso e uscita, sporco e pulito, e dove in via sperimentale si stanno eseguendo tamponi». É stata richiesta anche la lista dei pazienti dimessi o trasferiti nelle ultime due settimane. Attualmente alla San Raffaele risultano ospitati 240 degenti e al lavoro 300 operatori. Due le ipotesi. La prima è che a fare circolare il virus possa essere stato proprio un operatore sanitario asintomatico. Anche se l'allerta alla Asl sarebbe partita dalla clinica stessa che durante lo screening sperimentale avrebbe rinvenuto una sospetta positività di un paziente arrivato da un altro ospedale per la riabilitazione.

Sospetto poi confermato dal tampone ufficiale della Rm 3. Se così fosse si riaprirebbe il fronte dei tamponi falso-negativi, dal momento che ormai tutte le strutture ospedaliere effettuano tamponi ai ricoverati, specie prima di un trasferimento.

IL VERTICE
Questa mattina è previsto un vertice delle autorità sanitarie locali e regionali con i detective del Seresmi, il Servizio regionale per l'epidemiologia, sorveglianza e controllo delle malattie infettive che fa capo allo Spallanzani, per il contact tracing. Al termine, potrà essere definito un quadro più chiaro di cosa e perché è avvenuto, dentro alla clinica. Alla Pisana il Covid avrebbe serpeggiato in maniera subdola, dal momento che finora è stato evidenziato in tutti asintomatici. Emblematico il caso di una donna che il 12 maggio ha avuto un aneurisma dell'aorta e che si è salvata dopo un intervento chirurgico in un altro ospedale romano. Circa dieci giorni fa è stata trasferita (con tampone negativo) alla San Raffaele per la riabilitazione cardiaca, sempre con le massime cautele, senza nemmeno vedere i familiari che ora sono convinti che il Covid lo abbia preso proprio alla Pisana: «A un certo punto tra il 31 maggio e il 1 giugno hanno cominciato a fare tamponi a tutti, ora lei è alla Columbus». Intanto, per la vicenda dell'altra clinica di Rocca di Papa per cui la Regione Lazio aveva chiesto la revoca dell'accreditamento, la misura risulta sospesa in attesa che la Asl finisca di studiare la corposa memoria presentata in difesa dal gruppo aziendale. Il responso è atteso per luglio.

 

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