Roma, dolori e nausee per 7 mesi: aveva una garza nel rene. Otto indagati al Sant'Eugenio

Roma, dolori e nausee per 7 mesi: aveva una garza nel rene. Otto indagati al Sant'Eugenio
di Giuseppe Scarpa
Martedì 8 Dicembre 2020, 07:29 - Ultimo agg. 07:31
4 Minuti di Lettura

I dolori lancinanti, la febbre, le nausee e le fitte improvvise erano tuttte causate da una garza che i medici si erano dimenticati vicino al rene sinistro. La sciatteria dei sanitari poteva costare cara al paziente. L'uomo alla fine si è salvato. Ma quando quegli stessi medici dell'ospedale Sant'Eugenio, 7 mesi dopo la prima operazione, si sono resi conto dell'errore, eseguito un intervento riparatore hanno poi deciso di falsificare la cartella clinica. Nessuna menzione del corpo estraneo che avevano rimosso e che loro stessi si erano dimenticati la prima volta. Nel documento con i dati sanitari del paziente non si fa riferimento alla pezza chirurgica. Un modo per cercare di allontanare eventuali responsabilità e che invece ha sortito l'effetto opposto. Una doppia imputazione.
Gli inquirenti, infatti, hanno scoperto cosa è accaduto tra maggio e novembre del 2017 e adesso contestano due reati: le lesioni personali colpose per l'equipe composta da 6 sanitari tra medici e infermieri che hanno eseguito il primo intervento, compreso il radiologo che non ha visto il bendaggio dimenticato nel rene, e la falsità ideologica per i due chirurghi autori della manomissione dei documenti del paziente. Nella carte della procura figurano, inoltre, altri due camici bianchi di un secondo ospedale, l'Alfredo Fiorini di Terracina. Si tratta di un radiologo e un chirurgo, indagati per lesioni, a cui l'uomo si era rivolto prima di ritornare al Sant'Eugenio e che non avevano saputo individuare, nella radiografia, la pezza chirurgica dimenticata dai colleghi romani.

Anziano trovato morto per terra in ospedale, choc nel Bresciano. La famiglia: «Da quanto tempo era lì?»


LA STORIA
È il 4 maggio del 2017. Un uomo di 50 anni deve sottoposi ad un intervento di laparoscopia. L'ospedale in cui il paziente lo esegue è il Sant'Eugenio. Un'equipe composta da 5 persone si occupa dell'operazione «del giunto pielo-ureterale». La squadra è così formata, un chirurgo, un aiuto chirurgo e tre infermieri strumentisti. Si tratta di personale con esperienza. Eppure qualcosa accade in sala operatoria.
Una pezza non viene estratta, viene lasciata lì vicino al rene. Così scrive il sostituto procuratore Daniela Cento nel capo d'imputazione «nel dimenticare di asportare dalla cavità peritoneale una garza chirurgica e nel non effettuare correttamente la conta delle bende utilizzate nel corso di detto intervento». Il primo grave errore potrebbe essere limitato. Il radiologo, sempre del Sant'Eugenio, non si accorge di niente. Dalla lastra non vede nessun corpo estraneo. L'uomo rientra a casa. È l'inizio di un incubo.
I primi dolori vengono attribuiti a degli effetti collaterali della laparoscopia. Niente di cui preoccuparsi. Accade, però, che il tempo passa e contrariamente al decorso post operatorio i dolori aumentano.
In generale l'uomo ha un malessere diffuso. Una nausea perenne. Decide, allora, di farsi visitare. Capisce che qualcosa, forse, non è andato per il verso giusto. Sceglie l'ospedale vicino casa, l'Alfredo Fiorini a Terracina. È il 27 luglio del 2017.
Anche qui, secondo gli inquirenti, viene commesso un altro clamoroso errore. Il chirurgo e il radiologo che lo prendono in cura non si rendono conto, dalla lastra, del corpo estraneo vicino al rene sinistro. Rimandano a casa l'uomo e lo tranquillizzano. Ma sta sempre peggio. Passa l'estate più complicata della sua vita e anche parte dell'autunno dello stesso anno. È sempre più magro e ormai dolori sono insopportabili. Delle coltellate dietro alla schiena.
Ecco che ritorna al Sant'Eugenio. È il 23 novembre del 2017. Questa volta si accorgono che c'è qualcosa che non va. L'operano d'urgenza i due stessi chirurghi che erano intervenuti sette mesi prima in laparoscopia. Estraggono ciò che rimane della garza. Poi per il pm compiono un altro reato, il falso. Nella cartella clinica, infatti, non menzionano la pezza chirurgica: «attestano falsamente di aver rimosso materiale purulento e tessuto necrotico».
L'avvocato Antonello Madeo è invece convinto dell'innocenza del suo assistito l'aiuto chirurgo dell'ospedale Sant'Eugenio. «Dimostreremo - spiega il penalista - la totale estraneità ai fatti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA