Cerciello, Varriale in aula: «Mostrammo il distintivo, eravamo a 3-4 metri da loro»

Cerciello, Varriale in aula: «Mostrammo il distintivo, eravamo a 3-4 metri da loro»
Cerciello, Varriale in aula: «Mostrammo il distintivo, eravamo a 3-4 metri da loro»
Lunedì 20 Luglio 2020, 15:35 - Ultimo agg. 15:41
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«Ci qualificammo con la placca in mano, eravamo a 3 o 4 metri di distanza da loro. Poi l'abbiamo riposta in tasca per essere a mani libere. Non avevo la pistola, ma ora controllo sempre che i colleghi escano armati». Prosegue oggi nell'aula Occorsio del tribunale di Roma l'esame del testimone chiave del processo per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso nella notte tra il 25 e il 26 luglio dello scorso anno nel quartiere Prati. Andrea Varriale, il collega di Cerciello, in servizio insieme a lui la sera del delitto, sta rispondendo alle domande dei difensori dei due giovani americani imputati: Christian Gabriel Natale Hjorth, che avrebbe aggredito Varriale, e Finnegan Lee Elder che, come da lui confessato, aveva accoltellato il vicebrigadiere per 11 volte. Il processo ruota intorno a un dato fondamentale: i due imputati sostengono di avere agito per legittima difesa, perché non pensavano si trattasse di carabinieri, ma temevano che Cerciello e Varriale, che erano in servizio disarmati e in borghese, fossero due malitenzionati. Erano appena stati truffati da un pusher che aveva rifilato loro una pastiglia di tachipirina invece di una dose di droga e, per vendicarsi, avevano rubato lo zaino di Sandro Brugiatelli, l'uomo che li aveva portati dallo spacciatore. Lui si era rivolto ai carabinieri e Cerciello e Varriale si erano presentati al suo posto all'appuntamento per recuperare la borsa. «Siamo andati soli ed anche disarmati perchè le condizioni ci lasciavano credere che i due fossero ladri di polli», ha detto Varriale che, contrariamente a quanto sostengono gli americani, ha ribadito più volte di avere mostrato ai ragazzi il distintivo.  

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«Portare o non portare l'arma in servizio è una mia scelta - ha aggiunto Varriale - Durante il turno precedente, fatto alla stazione Termini, una zona molto pericolosa dove molti nostri colleghi sono stati feriti, abbiamo portato la pistola». Varriale, rispondendo alle domande dell'avvocato Francesco Petrelli, ha detto di non sapere come si comportino i colleghi e ha aggiunto che «dopo il 26 luglio sono io che faccio la "rivista" ai più giovani per accertarmi che portino la pistola». L'avvocato Petrelli ha poi mostrato al carabinierie la foto di Sergio Brugiatelli salvata sul cellulare di Cerciello poco prima di incontrare il mediatore insieme a Varriale per raggiungere il luogo dall'appuntamento con gli americani. Nell'immagine il mediatore era al telefono e parlava con Natale Hjorth che gli aveva preso borsa e cellulare. «Non so perchè Cerciello avesse quella foto e se l'avesse scattata lui - ha detto Varriale - Brugiatelli ci disse che il telefono glielo aveva prestato un amico».

Nell'aula è presente anche Adam Blakeman vice console degli Stati Uniti in Italia. Il diplomatico, prima dell'udienza, ha parlato con gli avvocati della difesa dei due giovani. Da due mesi, invece, non partecipano alle udienze i genitori di Elder che, arrivando dagli Usa, dovrebbero rispettare in Italia il periodo di quarantena.

 

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