Roma, pensionato pedofilo adescava bimbi all'oratorio e li vendeva

Arrestato un 88enne: gli abusi in case tra San Basilio, Corviale e zona Marconi

Roma, pensionato adescava bimbi all'oratorio e li vendeva ad altri pedofili
Roma, pensionato adescava bimbi all'oratorio e li vendeva ad altri pedofili
di Flaminia Savelli
Domenica 13 Marzo 2022, 22:32 - Ultimo agg. 10 Ottobre, 13:34
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Alla fine ha trovato il coraggio di raccontare cosa accadeva in casa di quell’anziano che negli anni, dopo averlo avvicinato ed essersi conquistato la sua fiducia nell’oratorio, aveva ripetutamente abusato sessualmente di lui. Un orrore senza fine perché l’orco a un certo punto, aveva offerto quelle prestazioni sessuali ad altri due suoi amici. Una storia dai contorni sfumati su cui gli investigatori stanno tutt’ora indagando. Intanto ci sono i racconti, i ricordi, di due ragazzini, entrambi di origini marocchine. Con un primo arresto: il pedofilo, un pensionato di 88 anni. 

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LA RETE
Lo avrebbe avvicinato conquistando la sua fiducia quando aveva appena 11 anni.

Ha finto di essere suo amico per molte settimane mentre già pianificava abusi e violenze. Con la promossa di guadagni facili è riuscito a rimanere da solo con lui e a portarlo a casa sua. Così è iniziato l’orrore per la prima vittima. Ma dopo i primi approcci sessuali, l’anziano ha iniziato a organizzare incontri anche con altri due uomini. Gli incontri avvenivano in diverse case tra San Basilio, Corviale e Marconi. 

«Mi davano 20 euro. Usavo quei soldi per comprare da mangiare, per comprare cose mie» ha raccontato uno dei ragazzini che all’epoca era già seguito dai servizi sociali e che viveva nel terrore. Perché per vincere le resistenze, spesso veniva picchiato, minacciato e umiliato. Per comprare il suo silenzio poi, gli venivano offerte piccole somme di denaro o schede telefoniche: dai 5 ai 20 euro per comprare il suo silenzio. Una fitta rete di abusi che si è stretta intorno ai due ragazzini che però durante l’adolescenza hanno iniziato a dare segni di instabilità. 

I RACCONTI 
Le violenze sarebbero iniziate nel 2015 ma le indagini sono scattate solo quando le due vittime hanno iniziato a mostrare i segni di quegli abusi, tra il 2017 e il 2018. Le prime confidenze sarebbero arrivate a un’assistente sociale e poi alle famiglie. Quindi i primi frammentari racconti da cui sono partiti gli investigatori. La polizia ha ricostruito la fitta rete di incontri, rapporti e spostamenti risalendo all’identità del primo denunciato e arrestato. Un’indagine complessa, tutt’ora in corso sui cui restano dei punti da chiarire. Il sospetto è che nella rete dei pedofili siano finiti anche altri ragazzini ma che impauriti, non abbiano ancora avuto il coraggio di denunciare e raccontare quanto subito. 

La prima fase dell’indagine - nel 2018 - ha accertato il coinvolgimento di un secondo ragazzino. Anche questo, ascoltato in diverse occasioni e con il supporto di psicologi e assistenti sociali, ha trovato il coraggio di aprirsi e ricostruire quei mesi di orrore. Per i successivi tre anni gli investigatori hanno lavorato sui tre sospettati ricostruendo spostamenti e contatti. 

Cercando, e trovando, riscontri con i racconti delle vittime che sono stati in grado di descrivere i luoghi dove si sono consumate le violenze. In alcuni casi, come luogo per gli appuntamenti, veniva utilizzata anche una cantina. Quindi il cerchio delle indagini sempre più stretto intorno alla rete di abusi. 
 

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