Roma, Real San Basilio: la squadra del clan che spesso vince per "rinuncia"

Roma, Real San Basilio: la squadra del clan che spesso vince per "rinuncia"
di Alessia Marani
Mercoledì 29 Gennaio 2020, 09:10
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Strani episodi, vittorie a tavolino per la defezione improvvisa degli avversari, rimonte sospette dell'ultimissimo minuto. Chi gioca contro la squadra del boss ha paura e il risultato, spesso, è scontato. Ogni volta che in campo scende il Real San Basilio, girone B della Prima Categoria, gli occhi delle Digos sono tutti puntati sugli spalti e non solo. Non a caso il 20 gennaio scorso, poche ore prima dell'arresto da parte dei carabinieri del presidente e patron Alfredo Marando, calabrese impiantato nei lotti di SanBa, ritenuto dalla Dda a capo di un violento gruppo criminale capace di inondare la Capitale di fiumi di droga e vicino alle ndrine di Platì, il Questore aveva stabilito che la sfida al vertice della classifica con il Fidene, fosse giocata al Francesca Gianni e non al Pionieri. Perché? «Motivi di ordine pubblico».

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LE PAURE
E molto probabilmente il match di febbraio con il Civita Castellana si giocherà non nel campo di casa abituale dei civitonici ma allo stadio Madami che ospita categorie superiori. Anche la Questura di Viterbo, infatti, riterrebbe che la gara contro il Real si debba disputare in una struttura più idonea, dove le tribune e gli spogliatoi sono ben separati, dove calciatori e tifosi siano in contatto il meno possibile e dove, in caso di necessità, sia più facile l'intervento delle forze dell'ordine. Ma che succede nel campionato finito, con l'arresto di Marando, nella lente dell'Antimafia? Il Fidene è primo, il San Basilio lo insegue ed è «il terrore del girone». A spaventare è la squadriglia di ultras al seguito, 100-150 persone che fanno paura specie in trasferta, quando arrivano in piccoli paesi di provincia. Sarà la cattiva nomea della periferia romana, sarà l'atteggiamento spavaldo dei tifosi, ma «l'atmosfera ogni volta è pesante, in campo i giocatori non possono parlare, al fallo più banale vengono minacciati di tutto», allargano le braccia nell'ambiente. Nessuno vuole parlare apertamente o esporsi, ma tra le società c'è malumore e dalla Lega dilettanti non arrivano segnali di protezione: «Se c'erano dubbi, ora tutti sanno di chi è il Real». C'è chi giura di avere sentito parlare di armi sugli spalti, chi di avere visto «sulle tribune personaggi con il braccialetto elettronico». Tutto condito dal solito refrain: «Ve venimo a cerca' fuori». E poi ci sono quelle partite sospette. Quali? Il 5 gennaio il Trevignano è ospite del San Basilio. La partita sembra mettersi bene per gli ospiti che prendono le distanze 3 a 0. Ma il mood cambia, il Real rimonta e agguanta il pareggio. Ma l'arbitro al 90' non manda tutti negli spogliatoi, anzi consente un ampio recupero. Così al 94' il San Basilio vince grazie a un autogol del Trevignano.

IL VIRUS
Una settimana dopo una fulminea influenza decima il team del Castel Sant'Elia che, in casa, schiera appena 8 giocatori, il minimo sindacale per non dare forfait e prendersi pure la sanzione pecuniaria. Dopo poco, però, un giocatore si fa male, deve uscire e in 7 la partita non si può fare. Così l'arbitro, con buona pace di tutti, decreta la vittoria del Real per 3 a 0 a tavolino. Non basta. Sebbene il Real non ne avrebbe bisogno dal momento che ha giocatori che esprimono un buon gioco, numerosi sarebbero i gol dubbi. E il Fidene che è fortissimo e non perdeva colpi, il 20 gennaio si è mostrato mansueto incassando un sonoro 4 a 0. Ancora è vivo il ricordo della tragedia sfiorata al Gianni di San Basilio, quando nel novembre 2018 un arbitro venne aggredito e per poco non morì sbattendo la testa a terra.

Allora la mamma invocò tutti i vertici del Calcio, ma il clima, a oggi, non è cambiato. Tre mesi fa il Procuratore Nazionale Antimafia, Cafiero De Raho, parlando al Premio Borsellino, disse che le «mafie sono entrate nel calcio e cercano di acquisire società minori», sottolineando che «attraverso i club si accreditano e raggiungono personalità politiche ed economiche». A Roma ci avevano già provato i Gambacurta, impossessandosi del Montespaccato. A Ostia rivoli della Magliana misero le mani sul Morandi e tra i beni sequestrati ai Cordaro di Tor Bella Monaca figura una squadra dilettanti sarda. Se gli atti della Commissione Antimafia mettono in guardia dal match-fixing, ovvero dal calcio scommesse illegale sul calcio minore mediante canali online di Stati esteri, alla compagnia di Montesacro le indagini vanno avanti. Nel mirino la montagna di soldi che il gruppo Marando potrebbe avere riciclato nel pallone.

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