Roma, schiacciato dall'ascensore nel palazzo della Farnesina, Fabio ha cercato rifugio in un vano: ricostruiti gli ultimi attimi

Roma, schiacciato dall'ascensore nel palazzo della Farnesina, Fabio ha cercato rifugio in un vano: ricostruiti gli ultimi attimi
di Francesca De Martino
Sabato 30 Aprile 2022, 07:47 - Ultimo agg. 1 Maggio, 10:25
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Avrebbe cercato di ripararsi in un'intercapedine, uno spazio asfissiante di venti centimetri che separa il muro dall'ascensore, nel tentativo di schivare il mezzo e rimanendo, così, schiacciato. Fabio Palotti, 39 anni, avrebbe lottato fino all'ultimo secondo pur di salvarsi dall'impianto di sollevamento che gli stava precipitando addosso, all'interno della Farnesina, dove mercoledì scorso stava facendo dei lavori di manutenzione: non si sa ancora se quel giorno era di turno da solo e se l'ascensore era guasto. Ed è proprio su questi due particolari che si stanno concentrando le indagini della Procura: il pm Antonino Di Maio procede per omicidio colposo, per il momento a carico di ignoti.

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PUNTI CHIAVE
Ma sono anche molti altri i punti da chiarire sulla vicenda, a cominciare dall'orario della morte, che deve essere retrodatato di almeno dieci ore rispetto al momento in cui il corpo è stato trovato, la mattina di giovedì.

Altre risposte, su quello che è avvenuto il giorno della tragedia, le darà lunedì l'autopsia, già disposta dal pm e affidata all'istituto di medicina legale del Policlinico Gemelli. Ulteriori informazioni sulle ultime ore di vita del giovane potrebbero arrivare dal cellulare che il trentanovenne aveva con sé quando ha preso servizio, il 27 aprile alle 14,30: «Questo è il primo aspetto che va assolutamente chiarito - spiega l'avvocato Michele Montesoro, legale dei familiari del giovane - Al momento del telefonino non c'è traccia, quello di servizio è stato regolarmente trovato. L'ultimo segnale del portatile risale alle 18,25, poi il silenzio». Un elemento fondamentale da definire è perché Palotti stesse lavorando da solo, senza l'aiuto di almeno un altro collega. Gli inquirenti stanno cercando di mettere in ordine tutti gli elementi raccolti in queste ultime ore. A partire dai racconti dei colleghi, soprattutto quelli di chi ha trovato il corpo e del titolare della ditta per la quale lavorava la vittima. Si tratta di un'azienda che ormai da tempo effettua manutenzioni all'interno del ministero degli Esteri, dove ha a disposizione anche una stanza. In base a quanto ha riferito il legale della famiglia, che ha nominato un consulente per l'autopsia, il turno di lavoro di Palotti sarebbe dovuto finire alle 22, ma «gli ultimi contatti con gli amici e i colleghi risalgono a poco prima delle 18,30». L'allarme della moglie non è scattato subito, perché «quel giorno avevano avuto un piccolo diverbio» e quindi «poteva starci che quella sera volesse stare da solo e passare la notte dai genitori». Il giorno dopo «la donna - prosegue Montesoro - ha chiamato i genitori di lui per sapere se avessero sue notizie. Loro erano stati contattati da un collega del figlio, allarmato della presenza dell'auto nel parcheggio della Farnesina. Dopo pochi minuti hanno ricevuto la telefonata nella quale è stato comunicato il decesso del figlio».

 


TELECAMERE
Quello che al momento agli inquirenti appare certo è che l'operaio ha cercato di salvarsi, ma in uno spazio molto piccolo, di appena 20 centimetri. La cabina ascensore lo avrebbe schiacciato danneggiandogli il volto e parte del corpo. Una perizia tecnica dovrà spiegare perché l'ascensore si sia messo in moto. Le verifiche saranno fondamentali per chiarire se ci sia stato un malfunzionamento del comando di blocco, o se si sia trattato di una tragica dimenticanza dell'operaio. Anche per questo motivo gli inquirenti stanno cercato di acquisire le immagini delle telecamere presenti nel pianerottolo a pochi metri dall'ascensore.

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