Turismo Roma, più tavolini in strada e tassa di soggiorno agli hotel

Turismo, più tavolini in strada e tassa di soggiorno agli hotel
Turismo, più tavolini in strada e tassa di soggiorno agli hotel
di Camilla Mozzetti
Mercoledì 8 Aprile 2020, 10:32
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L’assunto di base è chiaro: «Non si può aspettare la fine dell’emergenza per affrontare il problema del rilancio di Roma». Le associazioni di categoria del comparto commerciale e turistico da giorni lo ripetono e lunedì sera, in Campidoglio, durante la riunione dei capi-gruppo si è fatto il punto sulle misure che l’amministrazione può attuare - anche in autonomia - per non far implodere un settore strategico per la Capitale. Partiamo dalle certezze, come la sospensione della Cosap - la tassa chiesta agli esercenti per l’occupazione di suolo pubblico - ed è sospesa al contempo fino a giugno la Tari per i negozianti. Poi si vedrà come estendere e prorogare il provvedimento.

Tant’è che nei prossimi giorni la questione sarà analizzata anche dall’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti perché la Tari - la tassa sui rifiuti - rappresenta una voce importante per il Bilancio dell’amministrazione: circa 300 milioni di euro considerate tutte le utenze però. Il Comune è pronto a varare - tramite una memoria di giunta - una serie di provvedimenti che potrebbero dare respiro a decine di aziende. La fase due sarà a tappe: «La città deve ripartire, ma in modo graduale», dice Raggi.

Quando si potranno riaprire i locali, i bar e i ristoranti, che in questi giorni hanno subito un crollo verticale dei fatturati, potranno contare su uno in più per l’occupazione di suolo pubblico: più spazio all’esterno considerato anche il fatto che nei locali dovranno essere rispettate le distanze minime di sicurezza e questo comporterà un taglio complessivo dei coperti. Ovviamente quest’apertura concessa dal Comune avrà una scadenza e l’accordo tra le parti è quello di non abusare della situazione perché poi c’è anche la questione del decoro da tutelare e le regole del codice della strada che dovranno essere rispettate. Ma su questo le associazioni hanno promesso il massimo controllo e collaborazione.

Altra decisione che sembra ormai destinata ad essere varata è quella di lasciare al comparto turistico degli albergatori l’introito della tassa di soggiorno. Per il momento l’amministrazione ha prorogato il pagamento del primo trimestre della tassa a luglio. Gli hotel fino al 10 marzo circa hanno lavorato e l’importo dell’imposta raccolto nei primi tre mesi dalle strutture è stato “congelato”. Ora si sta valutando - anche in base ai tempi di riapertura e di ritorno alla normalità - se lasciare o meno il contributo alle aziende. «La misura - commenta Giuseppe Roscioli, presidente della Fedealberghi - sarebbe un gesto molto importante che premierebbe le realtà più virtuose».

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Ovvero quelle che hanno sempre reso all’amministrazione il dovuto. In tempi di normalità, con le strutture che lavorano a pieno regime, quest’imposta, che viene raccolta dagli albergatori e che ha un prezzo variabile per i clienti a seconda delle “stelle” degli hotel, frutta ogni anno circa 160 milioni di euro. Cifra che - al netto delle evasioni - finisce nel calderone del Bilancio capitolino. Ma adesso la situazione non è più paragonabile: «Per il settore turistico e il comparto alberghiero la ripresa sarà più lenta», conclude Roscioli. Il Campidoglio alla fine potrebbe non esigere quote ingenti e dunque lasciarle alle imprese. Anche se quasi certamente dovrà arrivare un via libera da parte del governo. Resta invece tutta da sciogliere la partita sulle Ztl del Centro. Da una parte le associazioni chiedono la sospensione per i varchi diurni fino al dicembre dall’altra il Comune non ha ancora fornito una risposta.

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Quando e come entreranno in vigore queste misure? «Abbiamo chiesto alla sindaca come e quando si concretizzeranno questi provvedimenti attesi della categorie e dalle famiglie - spiega Andrea De Priamo capogruppo di Fratelli d’Italia in Assemblea capitolina - e ci ha risposto che le varie memorie di giunta finora approvate confluiranno in una o due maxi-delibere che autorizzeranno le decisioni».

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