Roma, una notte a San Basilio. Il supermarket della droga: pusher, vedette, clienti in fila

Roma, una notte a San Basilio. Il supermarket della droga: pusher, vedette, clienti in fila. E i roghi se arriva la polizia
Roma, una notte a San Basilio. Il supermarket della droga: pusher, vedette, clienti in fila. E i roghi se arriva la polizia
di Giuseppe Scarpa
Sabato 9 Novembre 2019, 00:08 - Ultimo agg. 15:06
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«Levate, levate!», urla in romanesco la vedetta. È il grido d’allarme. I pusher si mobilitano, abbandonano le postazioni. La sentinella cammina a piedi al centro della strada, in via Corinaldo. Pantaloni mimetici, una felpa con il cappuccio calato sulla testa. Lo sguardo è torvo, si pianta di fronte alla macchina, scruta all’interno dell’abitacolo. Muove la testa, aggrotta le sopracciglia per mettere meglio a fuoco e capisce tutto. Non sono i clienti da indirizzare a comprare coca, eroina o marijuana. Poi l’urlo feroce. Gridato, a 1000 decibel, accanto alla macchina. E’ l’una di notte di giovedì. In mezzo alle auto dei clienti, alla ricerca della cocaina, si è imbucata una Fiat punto delle «guardie». Le chiamano così con disprezzo da queste parti, quartiere San Basilio periferia Nord Est della Capitale. Supermarket della droga, tra i più fiorenti d’Europa, a Roma secondo solo a Tor Bella Monaca. Aperto h24 e pronto a vendere qualsiasi tipo di sostanza a qualunque ora, ai prezzi migliori. Lo strillo sortisce il suo effetto. Diventa un’eco che viaggia da un palazzone ad un altro. Rimbalza e vola di bocca in bocca. «Levate». E ancora «Levate». Il significato è chiaro, levatevi, andate via, ci sono le forze dell’ordine. 

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Il formicaio inghiottisce tutto. Il via vai di auto che girano per comprare si interrompe. I pusher si rintanano. Il passo degli spacciatori è svelto, mani in tasca, e sguardo rivolto verso il basso, ognuno prende una direzione diversa. Si infilano dentro i palazzoni popolari a sei piani, color ocra. Le loro sedie e i fuochi accesi dentro i bracieri, per buttare la droga, vengono abbandonati. Bisogna filarsela prima che i carabinieri ti arrestino «con la roba addosso». Piomba un silenzio anomalo. Perché non si vede nessuno, eppure la sensazione è che mille occhi ti controllino. A girare a vuoto sono le auto dei clienti. Anche gli acquirenti, però, percepiscono che qualche cosa non va. Qualcuno di loro ha sentito il grido ed è fuggito. Altri arrivati dopo hanno intuito. Molti dei clienti, infatti, non sono meno esperti dei mercanti di droga. 

L’unica auto che gira è solo una Punto blu. La macchina si infila sempre più all’interno. E partono potenti altre voci: «Dentro!». Le facce, questa volta, non si vedono. Sono tutti nascosti. È il secondo messaggio, quello che indica che i carabinieri sono entrati nel budello di strade di questo pezzo di quartiere dimenticato da tutti. Qui le vie hanno un padrone. Diverse famiglie controllano delle fette di territorio. Capita che si facciano la guerra per il dominio di una strada che si compra a suon di denaro oppure con quello, altrettanto efficace, del piombo. D’altro canto a San Basilio, tra una maggioranza di brave persone, una minoranza comanda e detta legge. Il prestigio lo conferiscono i soldi, il rispetto si ottiene con la prepotenza, le armi e la droga. 
 
 


Intanto in appoggio all’auto civetta arrivano due Alfa Romeo dei carabinieri con i colori d’ordinanza. Il cielo grigio, di una nottata piovigginosa, si dipinge del blu delle luci dei lampeggianti. Adesso in strada non c’è proprio nessuno. All’angolo tra via Girolamo Mechelli e via Luigi Gigliotti hanno abbandonato una sedia gialla, accanto un ombrello, di fronte c’è un braciere che ha i carboni accesi. «Lo utilizzano per buttare la droga se arriviamo noi», spiega Manuel Grasso, un giovane tenente del nucleo operativo. Nel frattempo arrivano altri carabinieri. Accendono le torce, controllano la zona. Un centinaio di metri più giù c’è un’altra postazione. Una poltrona d’ufficio sbilenca è piantata al centro della strada in piazza Aldo Bozzi. A fianco c’è un bidoncino di lamiera con dei tizzoni che bruciano. Altri sono disseminati nei crocicchi delle vie. Lì ci sono le postazioni di altri pusher. Tutte vuote. 

Ma il controllo del territorio che hanno le famiglie della zona è militare. Lo sanno bene i carabinieri. Basta svanire per dieci minuti e tutto qui riprende a viaggiare secondo la “normale” legge che governa il quartiere e che porta nelle casse delle famiglie un guadagno stimato di 5mila euro al giorno.
Le Alfa dell’Arma rientrano verso la compagnia di Montesacro, in via Federico De Roberto. Al comando c’è il tenente colonnello Antonio Caterino, ufficiale con grande esperienza alle spalle. Conosce bene le piazze di spaccio. Elogia il lavoro dei suoi uomini e delle sue donne. Ma è consapevole che il contrasto alla droga non si combatte solo con le manette. «Siamo impegnati - sottolinea il comandante gruppo carabinieri Roma - in progetti finalizzati a promuovere la legalità con incontri (dei carabinieri) con gli studenti nelle scuole». La guerra contro il crimine si vince anche con la cultura.
 

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