Roma, il padre del bimbo aggredito dalla scrofa: «Stava per sbranarlo, così l'ho salvato»

Roma, il padre del bimbo aggredito dalla scrofa: «Stava per sbranarlo, così l'ho salvato»
di Camilla Mozzetti e Fulvio Ventura
Lunedì 7 Ottobre 2019, 08:23 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 18:08
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Quando la madre del piccolo Emanuele (lo chiameremo così) due anni appena, è arrivata all'ospedale di Tivoli, coperta di sangue, fango e sterco, non riusciva a parlare. In stato confusionale e sotto choc ha affidato il suo piccolo, da poco aggredito da una scrofa nell'allevamento di suini a Corcolle, ai sanitari che prima di trasferirlo in serata nella Capitale prima a Tor Vergata e poi al Bambino Gesù lo hanno dovuto rianimare per circa 30 minuti. Il suo cuoricino aveva smesso di battere, piegato dai morsi e dal peso di quell'animale che ieri pomeriggio ha anche ucciso l'uomo che con il piccolo era entrato nel recinto per vedere i maialini appena nati.

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Il padre del bambino è anche lui sotto choc: «Abbiamo sentito le urla», ha raccontato ai carabinieri della compagnia di Tivoli, arrivati sul posto dopo i vigili del fuoco e il personale del 118. Lui e altre persone erano lontane dal recinto, si trovavano tra le baracche di quell'allevamento ora posto sotto sequestro e stavano finendo di pranzare. «Siamo corsi e siamo riusciti a portar via mio figlio da lì». L'operaio che invece è morto, Adrian R., classe 1969, è rimasto in terra, coperto dal fango e dallo sterco. Per riconoscerlo i militari si sono affidati ai testimoni e ai documenti che portava in tasca, tanto il suo corpo era stato dilaniato dai colpi e dai morsi della scrofa.
 

 


Tutto era iniziato intorno al primo pomeriggio, in questa fascia di terra nascosta dalle baracche e da alcune roulotte dietro l'autostrada A1. Una zona di campi e piccole aziende agricole a conduzione familiare. «Non abbiamo capito, non credevamo possibile che fosse accaduta una cosa del genere», ha raccontato più di un testimone ai sanitari e alle forze dell'ordine arrivate sul posto.

LE VERIFICHE
Per il momento nessun fascicolo è stato aperto dalla Procura di Roma. Il pm, Carla Canaia, oggi deciderà come procedere ma intanto questa piccola comunità di romeni, da anni residente nella Capitale, è dilaniata dal dolore. A morire un uomo che per tutti era un fratello, e che insieme agli altri si occupava quotidianamente del bestiame. Ora però dopo questa terribile tragedia, i militari ma anche la Procura vogliono vederci chiaro. Già ieri pomeriggio i militari hanno acquisito le prime informazioni per verificare se l'allevamento fosse regolare. Sembrerebbe che non fosse stato denunciato. Noto a chi frequenta la zona ma sconosciuto dalle autorità, comprese quelle sanitarie. Già allertata la Asl territoriale per quanto riguarda la scrofa che, molto probabilmente, sarà abbattuta. Dovrà essere verificata poi l'origine dei suini e soprattutto la destinazione che il bestiame aveva: se veniva, ad esempio, venduto o utilizzato da altre aziende e se il gruppo si occupava soltanto di crescerlo. Nell'area oltre al recinto dove si è consumato il dramma, non è stato trovato altro se non vecchie roulotte utilizzate dagli allevatori come ricovero durante il giorno.
 

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