Scuola a settembre, appello dei presidi: «Test sierologici agli studenti»

Scuola a settembre, appello dei presidi: «Test sierologici agli studenti»
di Camilla Mozzetti
Lunedì 22 Giugno 2020, 08:00
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La riflessione è maturata in questi giorni tra gli esami di Maturità e l'annuncio della Regione Lazio che, in vista di settembre e della ripartenza della didattica in presenza, ha garantito l'indagine sierologica a tutto il comparto scolastico - docenti, personale amministrativo e collaboratori - per circa 100 mila persone. Ma i presidi chiedono di valutare la possibilità di estendere le analisi anche agli studenti. «Sarebbe auspicabile - spiega Cristina Costarelli, vicepresidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio - che l'indagine venisse allargata anche ai ragazzi per una più ampia tranquillità».
Nessuna preclusione al tema fa sapere l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato che venerdì incontrerà il direttore dell'Ufficio scolastico regionale del Lazio Rocco Pinneri per fare il punto in vista dell'avvio del nuovo anno scolastico. «Comprendiamo lo sforzo della Regione - prosegue la Costarelli - che ringraziamo e sappiamo anche quanto è elevato il numero degli studenti». Proprio l'Ufficio scolastico ha contato su tutto il territorio regionale, dalle scuole di infanzia fino alle superiori, circa 700 mila studenti.

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«Chiediamo di valutare - conclude la vicepresidente dell'Anp Roma e Lazio - l'estensione delle analisi a quel comparto di giovani maggiormente esposti al virus come epidemiologi e virologi hanno dimostrato in questi mesi e dunque ai giovani che frequentano sicuramente i licei e gli istituti superiori ma anche a quelli che sono iscritti alle scuole medie e soprattutto a quei soggetti fragili, alla stregua di docenti e collaboratori, immunodepressi o affetti da particolari patologie fino a chi soffre di allergie respiratorie».
Una riflessione recepita dalla Regione che punta a garantire una scuola sicura in vista di settembre. Proprio il governatore Nicola Zingaretti qualche giorno fa ha annunciato la campagna scuola sicura e l'avvio dei test sierologici sul comparto dei docenti e del personale scolastico a prescindere dal supporto del governo. Dall'istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani il direttore sanitario Francesco Vaia lancia l'appello: «Guardiamo alla scuola, di ogni ordine e grado. Va riaperta ma serve una grande alleanza - scrive su Facebook - La sanità pubblica faccia il grande sforzo di screenare tutto il personale, docente e non docente, attraverso una campagna di approfondimento diagnostico, creando una bolla intorno ad essi e dando così certezza e serenità ai genitori». Il Lazio tira dritto per raggiungere questo obiettivo e venerdì nell'incontro convocato si discuterà anche del capitolo studenti. «Siamo grati per il supporto offerto - commenta il direttore dell'Ufficio scolastico regionale Rocco Pinneri - il virus come abbiamo visto dai risultati sulle indagini sierologiche fatte fino ad oggi dalle Regione è circolato poco sul territorio e questo se da una parte ci rasserena dall'altra ci fa capire che non si è raggiunta l'immunità di gregge». Se le richieste dei presidi saranno accolte, ai 100 mila docenti, presidi e collaboratori potrebbero aggiungersi almeno altri 400 mila ragazzi iscritti alle medie e alle superiori.

I NODI
Ma oltre a questo ci sarà da ripensare gli ambienti scolastici e quasi certamente la didattica. Argomenti che agitano - e non poco - insegnanti e dirigenti. Dal ministero dell'Istruzione dovrebbero arrivare in settimana le linee guide per permettere alle scuole di riaprire in sicurezza e garantire il diritto all'istruzione. Ma c'è un problema su tutti: l'assenza di spazi per il distanziamento. «Le stime del governo parlano di un 20% di scuole superiori impossibilitate ad applicare le misure di sicurezza.
Se portiamo questa percentuale alle scuole di Roma e provincia - commenta Mario Rusconi - dove ci sono 245 istituti avremo all'incirca 42 mila studenti che non potranno essere collocati e che facciamo? Li mettiamo tutti nei cinema?». La domanda è lecita anche se ad oggi manca ancora una risposta.

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