Scuola, allarme dei presidi per settembre: «A Roma una lezione su 5 da casa»

Scuola, allarme dei presidi per settembre: «A Roma una lezione su 5 da casa»
di Camilla Mozzetti
Lunedì 6 Luglio 2020, 00:35
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Scuola. Il tempo corre e le scuole restano ancora senza risposte. Motivo per cui nell’ultimo Consiglio regionale dell’Associazione nazionale presidi del Lazio che si è riunito lo scorso 3 luglio è stata formalizzata una riflessione in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico che partirà il 14 settembre: l’impiego - e per una quota rilevante - della “Dad”, la Didattica a distanza che accompagnerà il futuro di almeno una lezione su cinque. Gli obblighi per contenere l’eventuale diffusione del Covid-19 sono chiari: distanziamenti, dispositivi di sicurezza, doppi percorsi tra i corridoi ed entrate ed uscite scagliate. Ma «tutto questo non conosce ancora una declinazione fattuale per le scuole - analizza il capo dei presidi Mario Rusconi - non sappiamo quali eventuali altri spazi potremo usare, non ci sono ancora convenzioni sottoscritte dagli enti territoriali con cinema, oratori, caserme o teatri e musei e per settembre, considerate le ferie d’agosto a cui pure molti docenti sono disposti a rinunciare, non si sa come dobbiamo ripartire». Chi la scuola la vive - e non la racconta guardandola da lontano - analizza: «Risulta materialmente impossibile garantire un orario con rimodulazioni ed eventuali turnazioni che non riduca in parte, le ore curricolari - si legge nel verbale del Consiglio regionale dell’Anp - anche nel primo ciclo. Le uniche ipotesi percorribili che la maggior parte delle scuole stanno formulando comportano almeno un 10-20% di didattica a distanza, opportunamente definita nel piano dell’offerta formativa e che quindi non implica un venir meno del diritto all’istruzione per nessuno».

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I NUMERI - A conti fatti sugli oltre 500 mila studenti (di cui oltre 100 mila iscritti ai primi anni di medie e superiori) il 20% potrebbe quasi sicuramente trovarsi a seguire una lezione dallo schermo di un computer. E non basterà questo: docenti che riprogrammano ancora una volta le lezioni da “remoto”, serviranno strumenti in mano ai ragazzi a partire dai “device”. Ovvero computer e connessioni stabili giacché sotto il “lockdown” con la sospensione della didattica e l’utilizzo della “Dad” almeno il 15% degli studenti liceali è rimasto fuori: o ha perso ore di lezioni perché impossibilitato a seguirle o non aveva i mezzi tecnici per collegarsi con le classi virtuali. Altra riflessione del Consiglio regionale dell’Anp è quella relativa ai laboratori: «Questi aspetti saranno completamente sacrificati» con gravi ripercussioni per gli studenti «degli istituti tecnico-professionali». «Le misure di sicurezza del Comitato tecnico scientifico - prosegue Rusconi - soprattutto in merito al distanziamento e alle modalità per vivere gli ambienti scolastici non si possono garantire in tutte le strutture e ci troviamo di fronte un ritardo piuttosto consistente sull’organizzazione generale.



Al più presto dovremo sapere se gli interventi di cosiddetta edilizia leggera partiranno per ovviare anche in parte al sovraffollamento».

Un esempio su tutti: il liceo Scientifico Newton conta 1.200 studenti e dalle verifiche fatte per garantire il distanziamento 400 studenti saranno tagliati fuori dall’edificio. «La succursale di via dell’Olmata però - conclude il numero uno dell’Anp - è attaccata all’Istituto comprensivo Manin che conta alcune classi vuote, basterebbe abbattere un muro per collegare i due edifici ma nessuno ancora né dal Campidoglio né dagli uffici tecnici del I Municipio si è mosso o sottoposto il problema», mentre il tempo continua a correre via e alla ripartenza della scuola mancano appena due mesi.

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